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L’espresso

Al vampiro piace il rosso ... La famiglia del re delle truffe e il bresciano che ama il calcio. Due cantine agli antipodi, ma che hanno comprato partite di mosto incriminato... Silvano Poli, forse, c’è ricascato. Il vizietto di sofisticare vini non è mai riuscito a perderlo. Non che abbia mai tentato seriamente di smettere: tra gli inquirenti nessuno si stupisce che il “serial killer” dell’adulterazione, che ha alle spalle decine di procedimenti penali aperti da procure di mezz’Italia, possa diventare protagonista nell’indagine sul vino contaminato delle procure di Verona e Taranto. Se Poli, arrestato tre volte in cinque anni, è una vecchia conoscenza dei Nas e della Forestale, Umberto Soldo, vero nome di spicco della lista di 14 imbottigliatori che secondo i pm pugliesi hanno comprato il vino taroccato di Massafra, ha invece un profilo completamente diverso. Proprietario di una delle più grandi aziende vinicole italiane, bresciano e riservatissimo, gestisce un gruppo che fattura quasi 50 milioni di euro l’anno, esporta bottiglie e brik all’estero e, nel tempo libero, colleziona squadre di calcio. Dal Palazzolo, affidato alla moglie-allenatore, a importanti quote del Monaco.

Silvano Poli, per ora, è fuori dall’inchiesta: la cantina che ha comprato il vino adulterato, la Vinicola Santa Croce, è infatti intestata ai suoi tre figli: Alessandro, Giulia e Sofia Elisabetta. Giulia è legata ufficialmente al padre per la partecipazione alla srl Vini La Rocca, unica società rimasta intestata a Silvano. Perché la carriera di Poli è burrascosa, e parte all’inizio degli anni ’90, con un ordine di custodia cautelare per l’inchiesta sul vino corretto con metil-isotiocianato. Della banda di sofisticatori facevano parte quattro produttori veneti. “Gli esami di laboratorio dimostreranno che è tutta una montatura, solo allora mi farò vivo”, fece sapere Poli, che alle sbarre preferì la latitanza. Gli esperti accertarono senza dubbi che i produttori versavano nel vino un pesticida che fungeva da antifermentativo, ma evidenziarono che le quantità non erano dannose per la salute. L’ipotesi di avvelenamento decadde. Proprio in quelle settimane un altro tribunale, quello di Vicenza, condannò però Poli a un anno di reclusione, con l’accusa di adulterazione di vini. Passano 12 mesi e la serie s’allunga: i giudici di Verona gli infliggono un’altra condanna a un anno e mezzo per l’aggiunta di zuccheri illegali.

La vicenda risaliva al 1986, e la pena fu condonata. I giornali locali si dimenticarono presto di Silvano, ma la tentazione è forte, i vizi difficili da tenere a bada. Poi Poli torna alla ribalta nel ’95, ormai quarantenne, per un’impresa nuova: il nome è ormai noto, e i carabinieri scommettono che nel sabotaggio alla Zonin c’è la sua mano. Forse accecato dall’invidia per il successo del vicino (Zonin e Poli sono entrambi di Gambellara, paesino vicino Vicenza) o nel tentativo di creare difficoltà a un concorrente, gli investigatori credono sia stato proprio lui a spedire un operaio nella cantina ad aprire i rubinetti di 11 enormi vasche. L’operazione vino-terroristica riuscì: l’azienda si allagò e un milione e 200 mila litri di rosso e bianco Doc vennero sparsi per terra, per un danno di un miliardo e mezzo di lire. Poli fu arrestato, ma alla fine del processo i giudici lo proclamarono innocente. Almeno per questo capo d’imputazione: nello stesso processo, concluso nel 1997, l’accusa riuscì a provare che il sofisticatore, con l’aiuto di più complici, aveva aspirato dalle botti della cantina sociale di Gambellara migliaia di ettolitri di vino, per poi rivenderlo con il marchio della propria azienda agricola. Arrivò la condanna a cinque anni e mezzo e il primo nomignolo nelle pagine di cronaca: i giornalisti che narravano le sue gesta cominciarono a chiamarlo “il Vampiro”. Poli, però, non si scoraggia, e negli anni affina meglio le sue tecniche criminali.

Nel 2003 mette in piedi un’organizzazione perfetta, riuscendo a guadagnare milioni in tempi record. La frode è semplice: Poli e compagni acquistano in Puglia economico. vino da tavola, per poi trasformarlo e venderlo come Igt di qualità. Pinot bianco e grigio, Chardonnay e Prosecco. Il vino, che costa 10 mila euro a cisterna, veniva piazzato a 60 mila. Il miracolo della trasformazione da vinaccio in Valpolicella avveniva durante il viaggio in autostrada tramite la falsificazione delle bolle, mentre per la distribuzione erano nate ben otto società fittizie. Poli finisce nuovamente dietro le sbarre, ma la tentazione è più forte della logica. Nonostante i Nas e gli agenti della Forestale del Veneto l’abbiano nel mirino da ormai vent’anni, l’imprenditore di Gambellara ci riprova anche nel 2007: per dare valore aggiunto ai vini comuni, sostiene l’accusa, prova a far viaggiare a vuoto le cisterne, per dimostrare che il vino veniva effettivamente trasferito. Accostare Poli e Umberto Soldo sembra quasi una bestemmia. Le posizioni dovranno essere chiarite da ulteriori indagini, ma per ora sembra certo che anche la Soldo spa, azienda di Chiari, provincia di Brescia, abbia comprato vino proveniente da Massafra. Soldo è un pezzo grosso, uno degli uomini più ricchi della zona, uno degli imbottigliatori più importanti del Paese.

Ora in cantina arrivano i nostri ... Il Comando carabinieri per la tutela della salute, d’intesa con il ministero della Salute, dopo l’inchiesta de “L’espresso”, ha avviato una serie di controlli nazionali sulle aziende che producono e commercializzano vino, con l’obiettivo - spiega l’Arma - “di fornire una efficace e tempestiva risposta in merito alle precisazioni richieste dalla Commissione europea”. È un’operazione parallela a quella chiamata “vendemmia sicura” della Forestale che portò alla scoperta degli impianti di Veronella e Massafra. L’obiettivo dei carabinieri è quello di “identificare ed isolare eventuali operatori scorretti della filiera vitivinicola, a garanzia dell’affidabilità del settore e della salute dei cittadini”.

Le indagini sono partite martedì 8 aprile e andranno avanti per almeno un mese con scopo cautelativo: il monitoraggio rappresenta un’intensificazione delle verifiche già istituzionalmente condotte da parte dei Nas nel settore. In più c’è un programma, pianificato di anno in anno, per prelevare campioni di vino e sottoporli a esami per smascherare eventuali frodi o pericoli per la salute. Un piano che dovrebbe servire da deterrente contro i produttori senza scrupoli, tutelando così tutte le cantine che lavorano con serietà. Gli accertamenti condotti dal nucleo anti sofisticazioni (Nas) di Firenze hanno subito determinato la chiusura di una distilleria in provincia di Siena. All’interno del reparto di produzione di alcol destinato al consumo i militari hanno riscontrato gravi carenze igienico sanitarie, nonché numerose violazioni di natura amministrativa.

Autore: Emiliano Fittipaldi

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