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L’espresso

Abusi, business e stragi ... E un bollettino di guerra quello tracciato da uno studio pubblicato su “Lancet” lo scorso giugno. Attribuisce all’alcol la responsabilità (o la corresponsabilità) di una morte ogni 25 nel mondo e del cinque per cento degli anni vissuti con disabilità. Numeri che si era abituati ad attribuire al fumo, per contrastare i cui effetti in passato sono state messe a punto campagne colossali. Vere e proprie battaglie, in alcuni casi. Nulla di ciò è stato fatto per l’alcol, problema che nel frattempo covava
sotto la cenere, si diffondeva nei Paesi in via di sviluppo con modalità di consumo sregolate e aumentava il suo contributo al carico globale di malattie. Sono infatti più di 30 le patologie che hanno l’alcol come unica causa e in oltre 200 esso è concausa. Ma le tavole fornite dai ricercatori svelano che non è una malattia la prima causa di morte alcol-correlata. Sono gli incidenti, volontari o involontari, che da soli nel 2004 (anno a cui i dati si riferiscono) si sono portati via oltre 850 mila persone.
Seguono le malattie cardiovascolari e i tumori. Soltanto dietro, staccata, la famigerata cirrosi epatica, da sempre stigma degli alcolisti. A fianco dei dati sulla mortalità, lo studio finanziato dall’Oms offre un quadro dell’altro dramma, quello delle persone che convivono con i danni da alcol. In tal caso a impressionare sono i disturbi neuropsichiatrici: con essi deve spartire la propria vita il 36 per cento di chi riporta danni da alcol. Seguono le conseguenze degli incidenti. Raggelante il dato che un terzo di tutti i “malati da alcol” hanno un’età compresa tra i 15 e i 29 anni. Non indifferenti anche i costi economici: variano tra l’1,4 e il 3,3 per cento del prodotto interno lordo in un gruppo selezionato di paesi ad alto e medio reddito. Se questi sono i dati internazionali, la situazione non è migliore in Italia. I numeri relativi al nostro paese, resi disponibili ad aprile nell’occasione dell’Alcol prevention day, attribuiscono all’alcol il 5,3 per cento della mortalità maschile e il 2,3 per cento di quella femminile. Inoltre l’alcol è responsabile di un carico di malattia nella popolazione italiana pari al 7,1 per cento e al 3,2 per cento del totale degli anni di vita persi a causa di disabilità, morte prematura e malattia cronica. Ma a preoccupare sono soprattutto le proiezioni per il prossimo futuro elaborate da Jurgen Rehm del Centre for Addiction and Mental Health della Toronto University, in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Iss: a breve l’alcol alla guida potrebbe rappresentare, dopo il cancro, la principale causa evitabile di disabilità, morbilità e mortalità prematura in Italia. Complice
soprattutto il nuovo modo in cui si beve: “Sempre più simile all’assunzione di droghe che al consumo di un alimento”, nota Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol. Per questo “c’è un immaginario collettivo da ricostruire in merito all’alcol”, ha concluso. Ed è una lotta improba, stando ai dati riportati dall’Osservatorio: alla promozione delle bevande alcoliche le aziende destinano 169 milioni di euro l’anno in pubblicità; la prevenzione alcol-correlata si avvale di poco più di un milione di euro, la ricerca di nulla.

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