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L’espresso

Pechino Champagne ... Prima gli inglesi. Ora i cinesi, che fanno incetta di vigneti storici. Parigi fatica a difendere il simbolo nazionale ... Toglieteci tutto ma non lo champagne.., è il grido d’allarme lanciato dai francesi che, si sa, di tutto ciò che è “made in France” sono particolarmente fieri e gelosi. Figuriamoci quando si intravedono artigli stranieri che cominciano a ghermire più o meno discretamente la produzione del mitico champagne e del rinomatissimo vino. Così si è scesi sul piede di guerra, anche se di fronte ai pacchetti di milioni di soldi c’è ben poco da rispondere.
In più, sfregio nello sfregio, ci si è messa di mezzo proprio l’Inghilterra, nemica storica, a dichiarare guerra alla Francia, Scenario: il sud inglese, tra Brighton e Hastings, nella proprietà di Rathfinny dove il milionario Marc Driver, ex acutissimo uomo d’affari della City, ha lanciato una sfida pericolosa e temeraria, invertendo i ruoli. Invece di andare ad acquistare le terre in Francia, le ha comprate a casa sua e ha deciso che lo champagne, tutto sommato, si può produrre anche nella perfida Albione, in una zona dove clima e terreno cretoso sono simili alla regione della Champagne - Ardenne: su un pendio, in pieno sud, dove le colline proteggono dal vento. Detto e fatto: via alla delicata missione di (ri)produrre bollicine ad altissimo livello. Chiaro, non si potrà chiamare champagne, il nome è protetto e dunque si opterà per un meno sofisticato “bubbly”, spumante. Ma per fabbricano? Non è mica un’impresa da poco, ci sono in gioco soldi e prestigio. Quindi ci vuole qualcuno che se ne intenda: e Driver è andato a caccia dell’uomo giusto a cui affidare tutta la produzione. Quale peggior smacco si poteva dare al paese sinonimo di champagne nel mondo? Portare via un francese ai francesi. Ed è quello che fatto Driver.
Li scelta è caduta su Jonarhan Médard diplomato in enologia a Rennes che da qualche mese si è trasferito in Inghilterra, armi, bagagli ed esperienza di famiglia, visto che il padre lavorava per Moet & Chandon e il nonno faceva parte del Comitato interprofessionale dei Vino di Champagne.
Mentre gli amici e colleghi gli danno dcl traditore, Driver gli ha dato invece carta bianca e tre anni di tempo per trovare gli o ingredienti e gli strumenti giusti” per realizzare il suo sogno. I ‘obierrivo è produrre un milione di bottiglie che si possano bere nei ristoranti chic internazionali e imporre Rathfinny come una realtà importante nel selettivo mondo dello champagne. Driver ha previsto dieci anni di tempo per realizzare completamente il suo progetto ma nel giro di cinque anni tutto dovrebbe già decollare. In primavera sono state piantate le prime 60 mila viti su 20 ettari. Ma è solo l’inizio: alla fine gli ettari utilizzati dovranno essere 160 che dovrebbero garantire 1.200 tonnellate nel giro di otto anni. Si sta già studiando l’etichetta delle bottiglie, anche se prima del 2017 il prodotto finale non sarà pronto. Non va sottovalutato che la produzione di spumante inglese negli ultimi anni ha subito una forte ascesa: nel 2006 in Gran Bretagna si consumavano 50 milioni di bottiglie, oggi si è arrivati a 120. E lo spumante inglese, a casa sua, ha ottenuto un numero crescente di riconoscimenti. In Francia ci si comincia a preoccupare. E a peggiorare il tutto è un’invasione straniera sempre più agguerrita e pressante. Non solo si vuole esportare la produzione dello champagne ma quella fatta in casa diventa sempre più orientale. Una delle ultime “offese” è un assegno di 8 milioni, cifra record, firmato da un ricco cinese appassionato d’arte e di vini, che ha acquistato in Borgogna il castello di Cevrey-Chambertin (XII secolo) - classificato come monumento storico - e i suoi 2,3 ettari con vigneti annessi che producono all’incirca 12 mila bottiglie l’anno. Monsieur Louis Ng Chi Sing, proprietario di casinò e sale di giochi a Macao, ha
offerto ben 3 milioni in più del gruppo locale che voleva assicurarsi la tenuta, gruppo capeggiato dal presidente del sindacato dei viticultori. Hai voglia a gridare; “Non passa lo straniero”. Lo straniero è passato, ha acquistato e progettato; il via ai lavori - stanziati altri 4 milioni - per restaurare il castello che cade a pezzi e che il nuovo proprietario vuole riportare agli antichi splendori, partirà nel
2014. Un’équipe apposita è in procinto di studiare il tutto nei dettagli: intanto però la vera preoccupazione degli abitanti di Gevrey riguarda i vigneti. Che fine farà il vino?
Visto il subbuglio nascente, diventato ben presto bufera, il milionario cinese ha prontamente rassicurato tutti: il vino si Continuerà a produrre come prima, affidato alle sapienti mani indigene. E per questo ha incaricato un prestigioso viti- cultore del luogo. li sindaco di Gevrey, jean-Claude Robert, non ha comunque nascosto il suo disappunto: “Avrei preferito un acquirente francese”. La famiglia Masson, proprietaria della tenuta dal 1852, però, non si è soffermata sul dettaglio della nazionalità: voleva 7 milioni di euro, ne ha ottenuto uno in più. Un internauta francese ha rea- gito a modo suo, mettendo in vendita per rappresaglia su eBay 50 metri della Grande Muraglia per 8 milioni di euro. Uno scherzo che la dice lunga sullo stato d’animo transalpino. E ora la paura dilaga: Louis Ng Chi Sing si aggiunge alla lista di una ventina di cinesi che hanno fatto shopping nelle vigne francesi. E le previsioni parlano di un’altra decina di acquirenti orientali che si aggiungeranno alla lista da qui alla fine dell’anno. Pure il cognac è stato intaccato: l’onnipresente Cina si è aggiudicata la marca Menuet. Fino ad oggi, solo vigne modeste erano state acquistate nella zona di Bordeaux. Ma a Gevrey si produce un Vino rinomato. E anche se Gevrey rappresenta una minima parte della produzione di vino francese, si teme che possa essere il primo passo di una “colonizzazione” poco gradita e che tocca l’orgoglio nazionale. Qui si ricorda che quando 15 anni fa un giapponese voleva acquistare una tenuta, il governo era intervenuto. Ora, invece, i francesi sono seriamente preoccupati dall’avanzata dei concorrenti, in prevalenza ricchi uomini d’affari orientali. Anche perché se i prezzi del mercato aumentano in questo modo, come si potrà garantire la successione ai propri figli e difendere così le tradizioni e il patrimonio di esperienza acquisita nel tempo? l’ultimo gioiello venduto (o perduto) è la tenuta di Buoche a Camaret-sur-Aigues in Vaucluse, nel Rodano, acquistata da una società franco-cinese per un prezzo tenuto segreto. Ventiquattro ettari per una produzione annua che va dalle 120 mila alle 150 mila bottiglie di cui il 70 per cento destinato all’esportazione. La società che l’ha rilevato ha base a Parigi e a Shanghai e si occuperà soprattutto di commercializzare il Vino, Il proprietario Dominique Bouche, che resterà a gestire il tutto, ha dichiarato: “Per me è un ottimo accordo, visto che questa società cercava dei vigneti, io ho 57 anni e i miei figli non sono interessati al settore. Mi permetterà anche di rifare dei lavori, piantare viti più giovani e magari ingrandire la tenuta”, Come dire, euro o yen che siano, bienvenu.

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