02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

L’espresso

Lunga vita al re Barolo ... Il rosso piemontese ottiene il massimo punteggio nella nuova Guida dell’Espresso. Ma molte belle sorprese vengono anche dai bianchi. Tutte le novità dell’anno … Un Vino solo al comando: il re Barolo. L’unico a raggiungere la vetta nella
Guida “I Vini d’Italia 2016” dell’Espresso, con 20 ventesimi. Dopo l’interregno della scorsa edizione - appaiati, con il massimo punteggio, c’erano il Trebbiano d’Abruzzo 2010 di Valentini (bianco) e il Barolo Vigna Rionda 2008 di Massolino - questa volta tocca all’annata 2011 di Bartolo Mascarello, produttore storico della denominazione. “Luminoso, aperto, slanciato, unisce con raro senso della misura una grande struttura a una naturalezza espressiva unica, in cui la forza dei tannini e la maturità del frutto dialogano armoniosamente”, commentano gli esperti che l’hanno assaggiato. E che ribadiscono, nella nuova guida, il predominio quasi assoluto dei migliori vini piemontesi (Barolo e Barbaresco) e toscani (Brunello di Montalcino). “ La particolare vocazione di certi territori vitivinicoli è un dato di fatto accertato da decenni, se non da secoli”, dice Fabio Rizzari, che ha curato il volume insieme al compagno di blog (vino.blogautore.espresso.repubblica. it) Ernesto Gentili: “La combinazione riuscita di terreni, vitigni, clima e fattore umano costituisce da sempre un fondamentale elemento di demarcazione qualitativa. Le Langhe sono senza dubbio una delle due o tre aree produttive migliori dell’intero panorama italiano. La competizione tra vignaioli di alto livello fa il resto”.
Al vertice dell’eccellenza, il duopolio dei rossi toscani e piemontesi viene lievemente insidiato da denominazioni e aziende che, anno dopo anno, si fanno strada, scalano le classifiche e vengono incontro alle esigenze dei consumatori. Una cinquantina dei 223 vini premiati quest’anno, infatti, si trova in enoteca a meno di 15 euro (vedi la tabella dei migliori acquisti nella pagina accanto). “L’aspetto forse più curioso per un non addetto ai lavori è che non esiste alcuna connessione diretta tra qualità reale e costo finale di un vino, nella sintesi dei risultati ottenuti dopo l’ampia ricognizione annuale svolta dalla squadra della nostra guida”, aggiunge Rizzari:
“Un vino può essere per noi eccellente e arrivare sugli scaffali a una decina di euro, così come un altro vino può risultare di qualità media o addirittura modesta pur costando decine e decine di euro. Anche se ovviamente la qualità di solito si paga, com’è giusto”. In molti casi, le sorprese vengono
dai bianchi. Per la prima volta Pietracupa, a Montefredane (Avellino),
entra nel gotha delle migliori cantine
italiane (3 stelle), insieme a Cisa Asinari, Conterno Giacomo, Giacosa Bruno, Mascarello Giuseppe & Figlio, Rinaldi Giuseppe, Roagna (Piemonte); Ferrari (Trentino); Terlano (Alto Adige); Quintarelli Giuseppe (Veneto); Castell’in Villa, Isole e Olena, Montenidoli, Montevertine, Poggio di Sotto, San Guido (Toscana); Valentini (Abruzzo). La casa vinicola irpina di Sabino Loffredo firma vini bianchi (Fiano di Avellino e Greco di Tufo) di valore assoluto, mentre nella regione “bianchista” per antonomasia, le Marche, il Verdicchio continua a macinare punti e successi nelle guide e sugli scaffali di enoteche e supermercati. Tra i produttori più attenti c’è Corrado Dottori, che dopo aver lavorato in una banca d’affari milanese si è trasferito a Cupramontana, vicino ad Ancona, la terra di suo padre, dove produce vini biologici di alta qualità in tiratura limitata, tra cui Gli Eremi 2013 (solo 2.500 bottiglie), espressivo e coinvolgente, 19 ventesimi nella Guida dell’Espresso. “La produzione di Verdicchio sta conoscendo da diversi anni una crescita qualitativa continua ed estesa a molti produttori pur diversi per stile e filosofia”, dice Gentili: “Nelle Marche sta emergendo anche la qualità dei vini ottenuti da un’altra uva bianca, il pecorino, ciò che rende il quadro dei bianchi regionali molto dinamico. Considerazioni che valgono anche per la Campania, dove ai successi dei ben conosciuti fiano e greco si affianca anche la crescita dei vini a base di falanghina. In questo quadro Dottori e Loffredo sono produttori capaci di distinguersi grazie a vini di particolare profondità e originalità espressiva”. Dottori, inoltre, è uno dei protagonisti di “Resistenza naturale”, il documentario di Jonathan Nossiter sul movimento dei vignaioli italiani “contro”, che rifiutano l’utilizzo in cantina di prodotti di sintesi. A differenza di molti altri colleghi, tuttavia, il titolare de La Distesa espone in etichetta la certificazione green. Per i vini bio italiani è un momento d’oro, anche nella grande distribuzione (più 91 per cento tra il primo semestre 2014 e lo stesso periodo del 2015, dati Ismea-Nielsen). “In questa regione il biologico ha una storia importante, a cominciare da Gino Girolomoni, fondatore della cooperativa Alce Nero. Storia di cui andiamo orgogliosi”, spiega Dottori, che insieme ad altri vignaioli bio ha fondato il consorzio Terroir Marche.
A gioire non è solo il bio. Se il vino italiano registra ancora un incremento delle esportazioni nel primo semestre20l5 (più 6,5 per cento), a trainare l’export sono ancora una volta le bollicine: più 26,3 per cento in valore, con il 70 per cento ormai rappresentato dal Prosecco. Per gli spumanti italiani sono Stati Uniti e Regno Unito i mercati che vanno meglio, ma aumentano a doppia cifra anche Germania, Svizzera e Belgio. “Il fenomeno di partenza è di sicuro legato a una moda, quindi a una maggiore richiesta da parte del mercato”, conclude Gentili: “La qualità nella media è senz’altro cresciuta, ma i territori in cui si trova un numero adeguato di aziende di buon livello rimangono i soliti: la Franciacorta e l’area del TrentoDoc. I vini spumanti si fanno con maggiore frequenza anche in altre parti d’Italia, ma fuori delle zone classiche gli exploit, per quanto molto apprezzabili, rimangono casi isolati”. E i miglio ri ci sono tutti, nella Gùida “I Vini d’Italia 2016” dell’Espresso: a cominciare dal Franciacorta Docg, con la Riserva Brut Cuvée Annamaria Clementi 2006 di Cà del Bosco (18,5 ventesimi) e dal TrentoDoc con il Brut Perlé Metodo Classico 2009 di Ferrari (18 ventesimi). Quanto al Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg, prosegue il viaggio verso l’eccellenza, capofila il Brut Nature Metodo Martinotti 2014 di Follador Silvano (17,5 ventesimi), a pari merito con il Brut Sei Uno di Bellenda.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su