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Lo Specchio De La Stampa

Anche il vino ha un museo. Di etichette. E’ a Cupramontana, vicino a Jesi. Nato nel 1987, per opera di un privato, ospita 60 mila illustrazioni di bottiglie italiane e straniere. Decorate con immagini di artisti, animali, belle donne … Salire a Cupramontana, una delle capitali storiche del Verdicchio dei Castelli di Jesi, offre l’opportunità di visitare un museo del tutto originale, dedicato alle etichette del vino. Nato nel 1987, su concezione dello storico e critico d’arte Armando Ginesi, oggi rinnovato e arricchito nei locali restaurati di Palazzo Leni, che ospitano anche un’enoteca, il museo raccoglie oltre 60 mila etichette ed è sotto la competenza dell’amministrazione comunale.

La collezione, costruita con devozione pubblica e privata, è opera del signor Franco Rossi, memoria vivente di stili, tendenze, aree geografiche di provenienza e guida naturale al percorso (il museo è aperto, di regola, il sabato e la domenica, dalle ore 16,30 alle ore 17,30, salvo occasioni particolari con prenotazioni effettuabili allo 0731/780199).

Percorso che risulterà interessante anche per chi non sia troppo interessato al mondo del vino in senso stretto: l’evoluzione della ricerca iconografica, il legame a volte diretto con le tendenze pittoriche più affermate, le differenze stilistiche tra Nazioni e regioni vinicole rendono la visita accattivante. Un po’ come sfogliare vecchi album di figurine o rivedere vecchi Caroselli televisivi.

E’ interessante anche, specialmente per quanto riguarda le Nazioni tradizionalmente produttrici di vino come l’Italia, rintracciare il passaggio anche iconografico dal vino-alimento quotidiano al vino voluttuario, passaggio che trova puntuale riflesso nelle etichette.

Le prestigiose denominazioni francesi (Graves, Sauternes, Saint-Emilion, Barzac ...) mantengono pressoché inalterata l’immagine in etichetta caratterizzata da sobrietà, da aristocratica essenzialità fin dall’Ottocento Châteaux Lafite, Châteaux d’Yquem, Châteaux Filhot e diversi altri vini leggendari mantengono nel tempo dimensioni ridotte delle etichette, con risalto al nome del podere, caratteri a stampa in Bodoni o in Romano, se non in corsivo, inglese, e talvolta l’immagine del castello o scene di vendemmia.

Un’eccezione e uno spartiacque nella storia delle etichette, è la celebre serie inaugurata nel 1945 da Mouton Rotschild, dedicata anno dopo anno a un grande artista: da Braque a Cocteau, a Picasso, a Henry Moore e John Huston.

Numerose le sezioni tematiche a partire dalle serie dedicate agli animali alle etichette umoristiche, per passare all’inventario delle commemorazioni storiche, alla parata degli stemmi araldici e dei mezzi di trasporto, alle etichette incentrate sul tema del ballo e dedicate per esempio al tango, per l’omonimo vino argentino, al flamenco per il Cadrillo al rondò con Lungarotti, alla musette per un vino valdostano.

Ricco e curioso anche l’inventario riservato alla musica con l’inevitabile Marzemino mozardiano citato nel “Don Giovanni” o l’omaggio a Verdi nel Vernizzone di Frescarolo di Busseto e agli strumenti musicali, con le cornamuse di Poier & Sandri o il combo jazz per le Austin Cellars e per Robert Pecola della Napa Valley.

Il repertorio di immagini femminili ripercorre in parte l’iconografia della cartellonistica cinematografica, con gli anni Quaranta e Cinquanta dominati da donne in abiti tradizionali o da maggiorate che ricordano Silvana Mangano di “Riso amaro” e la Lollobrigida de “La Bersagliera” e i Sessanta in cui iniziano a comparire denominazioni di fantasia e relative immagini decisamente meno rurali, con Sexy Cuvée Libertine.

Tra le internazionali, si apprezzano delle bellissime australiane e californiane, un’elegante serie austriaca che riproduce opere d’arte contemporanea, diverse svizzere, da sempre tra le più curate.

Uno spazio particolare è dedicato alle varie edizioni del “Vino della pace”, iniziativa nata nel 1985 a Cormons, con etichette di volta in volta realizzate da artisti quali Enrico Baj, Zoran Music, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Rotella, Piero Dorazio, Salvatore Fiume ed altri ancora: la testimonianza di un riuscito connubio tra arte, grafica creativa e vocazione sociale.

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