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Magazine / Corriere Della Sera

Le idee - Perché è così difficile dire vino al vino. Quando la comunicazione si occupa di vino. O non se ne occupa ... Il vino, secondo l’autorevole definizione del presidente Carlo Azeglio Ciampi, «è un tassello centrale del made in Italy». E siccome il made in Italy è un tassello centrale della promozione, del marketing e della comunicazione conviene ogni tanto interrogarsi su come comunica il vino. O non comunica. L’Italia, attualmente, è al top della classifica per volumi di esportazioni nel mondo ma i guadagni maggiori vanno alla Francia che sa fare meglio di noi. «Massa critica» nel fronteggiare i nuovi concorrenti d’oltreoceano. Per questo dal Quirinale è giunto il monito a cercare nuovi strumenti innovativi: «Il mio consiglio è: consorziatevi tra voi per la commercializzazione del prodotto». Comunicare il vino italiano è una impresa estremamente difficile: i vini sono straordinari, fra i migliori del mondo, ma non esiste il prodotto «vino italiano». Dire vino non è come dire birra. Esistono tanti vini di qualità, tante celebri etichette, tanti ottimi produttori. Uno di questi, forse il più prestigioso, Angelo Gaja, si è recentemente lamentato di come i media hanno sottovalutato l’ultima vendemmia, per altro eccellente e copiosa. Negli anni passati i media battevano la grancassa ma intanto i consumi inesorabilmente calavano: «A significare forse» commenta Gaja «che la comunicazione del vino va ampiamente ripensata». Ora, se c’è un prodotto nato apposta per tessere rapporti, questi è il vino. Perché il vino è cultura, tradizione, rito. Perché il vino è cultura, tradizione, rito. Ogni vino è la sua terra, la sua storia, il suo clima ma anche gli abitanti della campagna, i prodotti che gli nascono attorno. Il vino è segno di un’identità che nasce dal rispetto delle varietà, è linguaggio, è cerimonia: il suo miracolo sta proprio nell’atto del ricordare, del lagnarsi a una radice. Insomma, il vino è comunicazione ed è paradossale che il vino italiano si trovi in crisi di comunicazione. Oggi il vino rischia di apparire solo come uno status symbol, una moda, un roteare il calice, un riempirsi la bocca di parole fruttate. Sarebbe un errore non tener conto dei consigli del presidente Ciampi e di Angelo Gaja. (arretrato di "Magazine - Corriere della Sera" del 18 novembre 2004)

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