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Magazine / Corriere Della Sera

La Posta di Isabella Bossi Fedrigotti ... Un problema di vino: farlo più leggero o produrne meno? Il vino italiano ha bisogno urgente di nuovi mercati. Ma i limiti che gli impediscono di diventare bevanda di massa sono, secondo me, la sua gradazione alcolica. Per motivi di salute pubblica non si può pensare di aumentare le vendite mantenendo una gradazione alcolica così elevata. Puntare sulla qualità è una strada intelligente, ma elitaria, riservata a un pubblico ristretto. Se però si vuole la quantità, conviene puntare su un vino giovane, leggero, compatibile con la salute pubblica, che abbia il meglio del vino, e cioè il sapore, il profumo, la naturale lavorazione dell’uva, cioè le componenti specifiche del vino, ma che sia diminuito o privo del tutto di alcol.
Flavio Bertolini, Trento
Se per vino analcolico intende una bevanda naturale, mi vengono in mente il mosto o il succo d’uva che, però, non sembrano incontrare molta fortuna tra i consumatori, forse anche per mancanza di marketing adeguato. Se, invece, intende una bevanda che somigli al vino senza esserlo, temo che sarebbe per forza un prodotto molto maneggiato. Diverso è il discorso dei vini leggeri, tra l’altro lanciati da numerosi produttori una decina d’anni fa. Sembravano pronti a sbaragliare il mercato, ma la moda è durata poco, forse proprio perchè un vino “giovane”, con poca gradazione, non può avere lo stesso gusto e lo stesso profumo diano più maturo. Mi sbaglierò, ma personalmente ho l’impressione che il bisogno di nuovi mercati dipenda soprattutto dalla sovrapproduzione di vino registrata negli ultimi tempi, non solo da noi: in America già sradicano vigneti! ibossi@corriere.it
(arretrato di Magazine - Corriere della Sera dell'11 agosto 2006). Autore: Isabella Bossi Fedrigotti

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