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Magazine / Corriere Della Sera

Il vino albanese? Buono, sa un po’ di italiano … I soldi non contano per Muharrem Cobo: “Dopo il crollo del comunismo il nostro successo è stato creare un modello, la prima cantina albanese a puntare sulla qualità”. Erede di viticoltori, Muharrem studiava Legge a Trento nei primi anni Novanta, mentre il suo Paese si trascinava sui gomiti fuori dall’epoca stalinista. Con il fratello faceva il cameriere nei ristoranti. Winebar, qualche matrimonio. Poi i Cobo hanno conosciuto il loro padrino, Danilo Chini dell’Enoitalia, che li ha convinti a tornare a casa con i soldi messi da parte. Hanno iniziato con 8mila bottiglie e un fiore all’occhiello: il Kasher. “Quando i Lunelli della Ferrari lo hanno assaggiato ci hanno riconosciuto Cabernet e Merlot, ma non lo Shesh i Zi, un vitigno che abbiamo solo noi”, ti raccontano fieri. Ora hanno un giro d’affari da circa 200mila euro e vanno al Vinitaly: per l’Albania una storia di successo. Dai Cobo, vicino alla Berat degli il Illirici, ci sono due grandi feste l’anno. Costumi tradizionali, ospiti trentini, americani dei peace corps, diplomatici e maggiorenti locali.

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