02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Mf / Milano Finanza

I terreni brindano con il vino: le maggiori aziende vinicole italiane stanno investendo molto in nuove strutture. Zonin ha da poco investito in Sicilia e Toscana, dove anche Terra Moretti ha progetti per oltre 40 mln di euro. Alla ricerca di buone terre e di vecchi feudi da riqualificare ... Vino e investimento fondiario formano sicuramente un’accoppiata vincente. Negli ultimi tempi, infatti, sono molte le acquisizioni e gli investimenti delle grandi aziende vinicole italiane. In particolare, ad alcune regioni del Sud e alle grandi isole si inizia ad attribuire un appeal di tutto rilievo. MF (Milano Finanza) ha voluto fare una mappa dei nuovi investimenti fondiari dell’industria vinicola italiana al fine di indicare dove si stanno indirizzando i flussi di acquisizione di una delle principali attività produttive italiane. Investimenti e rivaluzione dei terreni.Un dato che accomuna tutti i maggiori gruppi vinicoli italiani è che l’investimento viene fatto per lo più in strutture preesistenti, magari storiche, da ristrutturare e riportare a efficienze superiori al passato. Gianni Zonin, tra i primi produttori europei di vini, nonché presidente della Banca Popolare di Vicenza, possiede più di 3 mila ettari di cui 1.800 piantati a vigna e assicura che “la strategia nelle fasi di espansione della produzione, si basa sulla ricerca di terre che consentono la produzione di vini di alta qualità e nell’acquisizione di vecchie fattorie dove sorgono edifici da poter riqualificare e valorizzare in un contesto ambientale quasi intatto”. Zonin e la sua famiglia hanno già dato vita a dieci acquisizioni in Italia e all’estero di dieci aziende vitivinicole: Castello d’Albola a Siena, Tenuta Il Bosco a Pavia, Castello del Poggio ad Asti, Monte Oliveto a San Gimignano, Fattoria Il Palagio a Siena, Masseria Conte Martini a Brindisi, Ca’ Bolani a Udine, Podere il Giangio a Gambellara e Barboursville in Virginia e, infine, il feudo principi di Butera a Caltanissetta, dove sono stati investiti circa 20 mln di euro per 300 ettari di cui 135 coltivati a vigneto. Un terreno che, a regime, porterà a un incremento del fatturato di circa il 20%. L’undicesima azienda in corso di sviluppo è nella zona di Monteregio, nella Maremma toscana.
Stessa filosofia di sviluppo si trova nelle aziende del gruppo Terra Moretti, che sta di recente lavorando alla realizzazione di due aziende: la tenuta di Petra di 300 ettari di cui 130 a vigneto (il cui progetto di acquisizione e sviluppo ammonta a circa 10,3 mln di euro), e quella di La Badiola per un’estensione di 500 ettari di cui oltre 50 in corso di piantumazione di vigneti (per circa 18 mln di euro). “Entrambi si trovano lungo la maremma toscana, di sicuro una delle terre a oggi più interessanti”, ha detto a Milano Finanza, Martino De Rosa, partner manager del gruppo Terra Moretti. “Tuttavia, stiamo gurdando con interesse a una delle regioni del Sud. Del resto da circa tre anni abbiamo iniziato a investire oltre 40 mln di euro in terre e strutture vinicole alla ricerca di territori in cui si possano sviluppare grandi vini. Si tratta, in ogni caso, di investimenti con rese a lungo termine”. Senza dubbio il capital gain di un investimento nel settore vinicolo non deriva solo dalla commercializzazione del vino ma anche dalla rivaluzione patrimoniale e dalla flessibilità di realizzare le strutture alberghiere, di intrattenimento e tempo libero che affiancano le distese di vigneti sfruttando la forte crescita del turismo verde.La corsa alle acquisizioniLo sviluppo di molte attività vincole in regioni quali la Puglia e la Sicilia si spiega sia per la buona qualità del terreno sia per il fatto che ormai le migliori aree del Friuli, della zona di Franciacorta, del Piemonte e del Veneto sono in mano a famiglie che li detengono da tempo e non sono disposte a venderle anche a prezzi altissimi. Del resto il Sud ha un clima migliore, terre meono care e quindi un ottimo rapporto tra qualità e prezzo. Se si va a dare uno sguardo ai prezzi dei terreni, tra i più cari si trovano quelli del Veneto dove possono raggiungere anche i 400-500 mila euro per ettaro non vitato senza considerare i costi di impianti, infrastrutture e riqualificazione delle eventuali aziende presenti sul territorio. Nell’ambito di questo scenario, le aziende continuano a ritimi forzati a espandere il proprio business. Il gruppo Campari ha acquistato da poco nell’ambito di un’operazione di 68.2 mln di euro il 100% del capitale di Zedda Piras, azienda sarda che controlla il 67,62% di Sella & Mosca, azienda vinicola proprietaria di 500 ettari di vigneti in Sardegna. In tal modo, Campari ha rafforzato la sua posizione del contesto vinicolo. L’azienda Santa Margherita (gruppo Marzotto) ha invece acquistato per alcuni milioni di euro il 25% dell’azienda vitivinicola Silene in Sicilia, controllata dalla cooperativa trentina Cantine Mezzacorona proprietaria di 2.400 ettari di terre di cui 250 a Sambuca di Sicilia, nell’Agrigentino. In questo modo, il gruppo Santa Margherita ha ampliato la sua presenza dal Triveneto, Franciacorta e Toscana fino alle terre siciliane. (arretrato, pubblicato il 14 giugno 2002)

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su