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Mf / Milano Finanza

Vino, ci sono 14 società quotabili. Complessivamente hanno un fatturato di 1.200 milioni. Lo ha detto l’a.d. della Borsa Italiana in un convegno sul binomio finanza-settore vinicolo. Per il momento soltanto Campari e Zignago sono quotate. La Borsa sta studiando strumenti finanziari ad hoc per le aziende italiane del settore … Un convegno organizzato da Borsa italiana per individuare le possibili sinergie tra il settore vinicolo e il mercato azionario, le opportunità e i rischi per gli investitori e i prodotti finanziari mirati proprio al mondo del vino. La prima novità arriva dal numero di aziende del comparto che sono potenziali matricole di piazza Affari. “Utilizzando le stesse tecniche di cui facciamo uso per capire il potenziale di impresa quotabili, abbiamo individuato 14 aziende che operano nel settore vino che potrebbero sbarcare sul mercato”, ha spiegato l’amministratore delegato di Borsa Italiana.

Aziende concentrate nel Nord Italia, che hanno un fatturato complessivo di 1.200 milioni di euro. Più nel dettaglio, quattro hanno un giro d’affari compreso tra i 20 e i 50 milioni di euro, otto tra i 50 e i 100 milioni di euro e due, infine, oltre 100 milioni di euro. Non solo, l’Italia è il secondo produttore mondiale di vino e il primo per export, a braccetto con la Francia. Anche se i numeri forniti da uno studio della Deloitte sull’evoluzione e sull’analisi finanziaria del settore vinicolo in Italia, presentata dal managing partner Stefano Romiti, evidenziano come il settore del vino made in Italy sta accusando la concorrenza da parte dei nuovi produttori stranieri, quali Usa, Sudafrica e Australia.

Per ora, intanto, ci sono soltanto due mosche bianche quotate a piazza Affari: Campari (1,076 miliardi di euro di capitalizzazione) e Zigzago (302 milioni di euro di capitalizzazione). Due società che, peraltro, non hanno il core business incentrato sul vino. Un esempio, in questo senso, arriva dai mercati esteri. In Australia sono 14 le società quotate, in Francia e Usa otto, in Canada e Cile cinque. Fanalino di coda, assieme all’Italia Grecia (1), Germania (2). Capuano ha aggiunto, infine, che la borsa potrebbe dare una mano alle aziende del settore per ampliare le proprie dimensioni. “Stiamo studiando”, ha detto, “strumenti finanziari che potrebbero essere di vantaggio per le aziende vitivinicole, consentendo loro di realizzare un progetto industriale, una crescita dimensionale e di mettere in piedi una rete capillare di distribuzione”.

Le società quotate sui mercati internazionali

Italia - 2 società (Campari e Zignago) - 1378 mln di euro

Francia - 8 società (Lauroni, Michel Laroche, Jeanjean, Taittinger) - 911 mln di euro

Spagna - 4 società (Bodegas Riojanas, Compania vinicola del norte de Espana, Baron de Ley, Federico Patemina) - 586 mln di euro

Grecia - 1 società - 39 mln di euro

Germania - 2 società (J. Oppmann, Schloss) - 52 mln di euro

Sudafrica - 1 società (Distell group) - 321 mln di euro

Australia - 14 società (Southcorp, McGuigan Simeon, Peter Lehamnn Wines, Evans & Tate) - 2065 mln di euro

Stati Uniti - 8 società (Mondavi, Chalone Wine Group, Willamette Valley Wine) - 7578 mln di euro

Canada - 5 società (Vinicor international) - 813 mln di euro

Cile - 5 società (Concha y Toro e Vina San Pendro) - 1210 mln di euro.
Sono escluse le società che hanno prevalente attività nelle produzioni di altri alcolici.

La fonte è Bloomberg ed i dati sono stati aggiornati al 21 ottobre 2003.

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