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Milano Finanza

Chi brinderà nel 2007 ... Da quando il vino è diventato di moda, ogni anno si scatena la gara a chi azzarda le previsioni più azzeccate sulla vendemmia. Secondo la consuetudine, è l’Uiv (Unione italiana vini) a partire per prima in collaborazione con l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare): quest’anno ha formulato il suo vaticinio addirittura il 20 luglio, al termine di una approfondita indagine condotta regione per regione, e ha pronosticato una produzione di vino piuttosto abbondante, in 53 milioni di ettolitri, con un incremento del 6% sui 50,6 milioni dell’anno scorso. Positive anche le previsioni sul fronte della qualità, incoraggiate dall’andamento meteorologico, fino a quel momento caldo e secco, che aveva impedito l’insorgere di patologie della vite.

Agosto, previsioni tutte da rifare
Ma sono ancora attendibili, quelle previsioni? Già 15 giorni dopo la loro diffusione, il 4 agosto, sono state parzialmente contraddette dalle stime della Cia (Confederazione italiana agricoltori), che hanno confermato il giudizio positivo sulla qualità delle uve ma hanno preannunciato una vendemmia scarsa, inferiore a 48 milioni di ettolitri, con un calo cioè del 7% rispetto al 2005. A provocare la flessione produttiva, secondo la confederazione, era stata la siccità delle ultime due settimane di luglio. Effettivamente il clima particolarmente bizzarro di quest’anno sembra si diverta a cambiare continuamente le carte in tavola: il caldo anticipato tra fine inverno e inizio primavera, quando la vite germoglia, ha favorito un rigoglioso sviluppo vegetativo in tutta la penisola, poi in alcune zone un freddo improvviso e prolungato ha ritardato la fioritura e l’allegagione dei grappoli. Ritardo però neutralizzato da un fine giugno molto caldo e soleggiato. Però poi le temperature torride e la siccità hanno cominciato a preoccupare. Anche se l’irrigazione di soccorso è stata praticata, dove si poteva, si è verificato un calo produttivo, variabile tra il 5 e il 15% a seconda delle regioni, che la Cia ha annunciato nelle sue stime. Ma la situazione è stata poi complicata da un agosto più freddo del consueto, che ha frenato il ciclo vegetativo, e dal maltempo con piogge prolungate che ha colpito a macchia di leopardo vari territori. Cosicché il polso della situazione bisogna adesso misurarlo zona per zona, ed è talmente difficile farlo che perfino l’attrezzatissima Assoenologi si è rifiutata di anticipare qualsiasi giudizio, pur essendo in procinto di formulare le proprie previsioni ufficiali: il direttore, Giuseppe Martelli, aspetta l’ultimo istante per aprir bocca. Vuol sbagliare il meno possibile.

La raccolta si fa attendere
Anche uno degli enologi italiani più conosciuti, Riccardo Cotarella, è dello stesso avviso: “La grandine che ha colpito qua e là la costa sud adriatica non ha compromesso la raccolta, il maltempo non ha influito finora sulla qualità delle uve, che sono generalmente bellissime, però i giochi cominciano adesso e possono ancora capovolgere la situazione. Certo, potremmo anche avere una vendemmia memorabile, ma sarebbe necessario che settembre avesse un andamento climatico molto favorevole: non è che serva molto, basterebbero sole e tramontana”. Sarà una vendemmia un po’ meno abbondante, che si svolgerà con una decina di giorni di ritardo, segnala un altro enologo di larga fama, Franco Bernabei: “In realtà”, aggiunge, “stiamo tornando al vecchio calendario vendemmiale: è l’andamento climatico delle ultime annate che ci aveva abituati a raccolte anticipate”. In tre regioni dove svolge la sua attività, Toscana, Marche e Friuli, le aspettative sono molto buone: non ha piovuto molto e le escursioni termiche tra giorno e notte dovrebbero aver esaltato aromi e profumi.

Calabria e Puglia a al timone del Sud
A confermare che a differenza del 2003 non sarà necessario raccogliere le uve troppo presto è Dora Marchi, direttore di Enosis Meraviglia, il centro di ricerca enologica più avanzato d’Italia, creato dall’enologo Donato Lanati nel Monferrato. Poiché Enosis opera in tutte le regioni della Penisola, il quadro che può fornire della situazione è molto completo e dettagliato. Al Sud, dove la vendemmia è già cominciata, la situazione migliore sembra quella della Calabria: “Non c’è stato neanche bisogno dell’irrigazione di soccorso”, spiegala Marchi, grazie a qualche pioggia ben distribuita in luglio. I grappoli sono sanissimi, gli acini delle uve bianche che si stanno raccogliendo adesso sono turgidi. Le varietà precoci sono quelle internazionali, chardonnay e sauvignon, ma tra di esse c’è anche il greco bianco,che questa volta ha aromi molto pronunciati. E le uve rosse che si raccoglieranno per prime sono già a buon livello di maturazione. Questo processo, che si prospettava eccezionalmente favorevole, ha subito invece qualche scompenso in Sicilia, a causa di quattro giorni consecutivi di scirocco a fine agosto: evento che ha spinto molti a vendemmiare velocemente le varietà precoci prima che l’acidità scendesse sotto il livello di guardia. Per quelle tardive, naturalmente, e soprattutto per l’autoctono nero d’Avola, i giochi sono invece ancora tutti aperti, e le prospettive ottime. In Puglia, spiega Dora Marchi, sta andando molto meglio dell’anno scorso, quando piogge e umidità avevano messo in pericolo la sanità delle uve. Però le varietà più importanti, negroamaro e primitivo, sono di raccolta tardiva e il giudizio sul loro stato, che in questo momento sarebbe entusiastico, va preso con cautela. In Centro Italia, è la Toscana che appare nelle condizioni più promettenti: non ha avuto grossi problemi di siccità, le riserve idriche del terreno erano sufficienti quasi ovunque e le viti non hanno sofferto stress idrici . “Grazie al caldo di luglio”, sottolinea la direttrice di Enosis, “l’invaiatura, cioè il processo di colorazione degli acini, è stata molto omogenea. Il fenomeno, positivo per la qualità delle uve, si è manifestato in tutta la Penisola, ma qui in modo particolarmente accentuato”. Viceversa l’Abruzzo è stato funestato qua e là dalla grandine, ma i produttori non si lamentano troppo, visto che la vendemmia si preannuncia buona, mentre non lo è stata nel 2005.

Moscato, poco ma più buono
Nel Triveneto, che di pioggia in agosto ne ha vista anche troppa, si è verificato qualche episodio di uva non sana, ma chi ha lavorato per la qualità riducendo le rese non ha avuto grandi problemi. In Friuli, dove si sta cominciando a raccogliere le prime varietà, pinot grigio, pinot bianco, tocai (che dal 2007 non potrà più chiamarsi così. Con l’ingresso dell’Ungheria nell’Unione europea, infatti, la regione magiara chiamata Tokaj ha prevalso nell’uso dell’etichetta), l’alternanza fra il caldo diurno e il fresco delle notti, che non è mai venuta meno, dovrebbe garantire un perfetto equilibrio alle componenti acide e zuccherine dell’uva. Il Piemonte è ancora indietro, nel processo di maturazione: in Alta Langa si vendemmiano però chardonnay e pinot nero per le basi spumante. Qualche previsione la Marchi si sente di farla: il caldo di luglio ha fatto alzare le gradazioni zuccherine delle uve e gli sbalzi termici di agosto le hanno fissate , per cui i vini saranno quest’anno piuttosto alcolici. La scarsità delle precipitazioni ha favorito la sanità dei grappoli: di Moscato se ne farà meno dell’anno scorso ma di miglior qualità, le prime uve rosse che si vendemmieranno, quelle di Dolcetto, sono splendide, e dovrebbe scatenarsi un cataclisma perché non diano un grande vino. Anche quelle di Barbera sono migliori delle ultime annate, sanissime, in qualche caso con acini un po’più grossi del solito, e promettono molto bene. Per il Nebbiolo, invece, che è l’uva più tardiva, per il momento si possono solo incrociare le dita. Una curiosità: con il millesimo 2006 faranno il loro esordio sul mercato i vini di una Doc toscana appena varata. Si chiama Terratico di Bibbona. Riuscirà ad affermarsi? Le Doc sono troppo numerose, e molte hanno difficoltà perfino a farsi conoscere. Ce n’è una che alla vigilia della vendemmia ha modificato il disciplinare di produzione, segno evidente di qualche disagio. Il suo nome è Biferno.
(arretrato di Milano Finanza del 2 settembre 2006)
Autore: Cesare Pillon

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