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Milano Finanza

Il vino si mesce con l’arte ... L’azienda vinicola Icario ha realizzato una galleria all’interno delle cantine... Le opere variopinte di Aruzzo, Nido, Di Piazza non superano i 20 mila euro... Una cornice fatta di pietra e cristallo, di rosso rubino e profumi speziati, di botti e tini. L’arte trova un’insolita dimora nel mezzo delle colline senesi all’interno della cantina vinicola Icario, che sta per essere inaugurata e ospita in una parte dell’edificio una vera e propria galleria aperta al pubblico dove verranno esposte opere di arte contemporanea. I1 progetto, che si articola in tre anni ed è curato da Aldo Cremo1i, prevede la realizzazione di almeno due mostre all’anno, una collettiva e una personale. Tra gli obiettivi di Andrea e Alessandra Cecchetti, proprietari dell’azienda, c’è quello di unire la passione per il vino a quella per l’arte e di creare una fondazione, ma allo stesso tempo di concepire uno spazio dove importanti artisti si alterneranno a giovani emergenti e dove potranno essere effettuate anche aste a tema. La natura rigogliosa, gli aromi del vino, il processo
di affinamento e invecchiamento rimangono il cuore dell’azienda e anche la galleria rende omaggio a Bacco grazie a un pavimento vitreo dal quale si intravedono gli spazi dedicati alla lavorazione del vino. Proprio all’ebbrezza soave che si associa alla degustazione si ispira il tema della mostra inaugurale che avrà inizio il 12 aprile e che sarà protagonista degli spazi espositivi fino all’estate. I1 titolo Bateau Ivre, ossia il battello ebbro, che prende spunto dal poemetto di Arhur Rimbaud rimanda a immagini ricche e a traboccanti sensazioni, gonfie di colori e di evocazioni. “Questa pienezza strabordante ha un suo corrispettivo in arte in ciò che viene definito horror vacui, ossia la paura del vuoto e che porta a riempire, saturare lo spazio visivo di immagini, oggetti e narrazioni”, ha commentato Marco Meneguzzo, curatore della mostra. I sedici artisti italiani chiamati a interpretare questo fil rouge creano infatti nelle loro opere universi di immagini e colori dando corpo a messaggi variopinti. La mostra offre anche l’occasione di avvicinarsi a una pittura poco minimale, che non lavora con l’astratto, ma bensì si concentra sulle immagini reali interpretandole, rileggendole e talvolta scomponendole, un’arte che rimanda al pletorico barocco, dove anche la scultura non è essenziale, ma ricca o di più semplice fruizione rispetto alle creazioni minimali. Si susseguono quindi le storie truculente e allo stesso tempo quasi infantili di Gabriele Amizzo (circa 7 mila euro), il linguaggio naif nel quale si nascondono tonfi forti riconducibili all’attualità di Marco Cingolani (10-25 mila euro) o ancora le galassie e l’universo onirico di Alberto Di Fabio (20-30 mila euro) e la natura dirompente e fiabesca di Fulvio Di Piazza (da 3 a 20 mila curo). Nathalie Du Pasquier riempie i vuoti assemblando parallelepipedi (da 7 a 35 mila euro), mentre Massimo Kaufmann costruisce arazzi su tela (da 6 mila circa a 26.400 euro), e Davide Nido scompone le città e le trasforma in una tavolozza variopinta (13 mila euro). “Alcuni artisti in mostra da Icario hanno registrato ottime performance negli ultimi anni”, ha spiegato Antonio Colombo dell’omonima galleria Milanese che ha collaborato con il curatore per la selezione di alcuni artisti, “le loro valutazioni sono spesso raddoppiate e molti di loro si stanno facendo conoscere anche all’estero, sopratutto negli States”. I1 prossimo appuntamento con l’arte all’intero di Icario sarà probabilmente dedicato alla scultura e sempre all’arte plastica sarà dato il compito di ornare l’esterno della cantina. “Se il mercato del contemporaneo negli ultimi anni sta registrando record strabilianti ò pur vero che gli italiani non sono toccati da questo tipo di rincorsa e sono numerosi gli artisti appetibili, tra questi gli esponenti della pittura analitica (negli anni 70 come Giorgio Gritti. Claudio Verna, ma anche meno noti come Gianfranco Zappettini, Paolo Cotani, Claudio Olivieri e Carmengloria Morales. Di tutt’altro genere la concettuale Chiara Dinis, ma anche Filippo Lavaccara, Massimo Bartolini e Giuseppe Uncini, appena scomparso”.

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