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Zaia spinge il vino italiano in Usa ... Il ministro dell’agricoltura Zaia: in questo campo siamo il Paese più imitato del mondo. I prodotti incriminati saranno portati al tavolo della Wto. Intanto negli Usa crescono le vendite di spumante. In ribasso lo champagne... L’Italia fa fronte comune nella promozione vinicola, lanciando un sfida aperta alla contraffazione del Made in Italy agroalimentare, cioè dell’Italian Soundiog, espressione che definisce i prodotti che vogliono sembrare italiani senza esserlo. A partire dal prossimo febbraio la promozione negli Usa sarà fatta in modo, unitario da più enti con una nuova manifestazione, VINO, che manterrà la formula del road show di produttori in varie città ma che invece di essere organizzato dal solo Vinitaly di Veronafiere vedrà la partecipazione dei ministeri dell’Agricoltura e dello Sviluppo economico, assieme all’Istituto per il Commercio Estero, a Buonitalia (organizzazione che promuove la produzione alimentare e vinicola italiana) e appunto a Veronafiere, organizzatrice ospitante del Vinitaly stesso. L’annuncio è stato fatto ieri a New York dal ministro dell’ Agricoltura Luca Zaia, a conclusione del tour americano 2009 di Vinitaly. Guidato dal direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, la manifestazione di Verona che è la più importante del settore nel mondo. Il ministro italiano, che ieri pomeriggio ha incontrato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon per parlare fra l’altro dei temi della sicurezza alimentare, ha colto l’occasione per fare un quadro dell’export agroalimentare italiano negli Usa e per enfatizzare la lotta alla contraffazione alimentare e al falso Made in Italy. In un settore che esporta per 24 miliardi di euro, e che “continua a crescere anche in questa fase di crisi”, il danno della contraffazione è economico ma anche sanitario perchè “chi pensa di mangiare italiano non mangia sano, se il prodotto italiano non è”. Zaia ha enfatizzato il suo ragionamento mostrando un cesto di prodotti alimentari italiani di nome, spesso storpiato, ma non di fatto, esprimendo la rabbia di “rappresentare il paese con più imitazioni al mondo”. Zaia si è detto “arrabbiato” che “su 10 prodotti venduti come Made in Italy, nove non hanno nulla a che vedere con l’Italia”. Il danno di queste contraffazioni, nelle valutazioni del ministro, è enorme e può essere quantificato in 200 miliardi di dollari, di cui circa un quarto solo negli Usa. La risposta istituzionale e governativa italiana si esplica quindi su due fronti: quello degli accordi internazionali per tutelare i prodotti a denominazione garantita, e l’informazione ed educazione del consumatore anche e forse soprattutto all’estero. Un consumatore che, secondo Zaia, è un “piccolo ambasciatore” per i prodotti italiani veri se informato correttamente ad esempio tramite una precisa indicazione delle origini del prodotto. Al tempo stesso è allo studio un marchio che certifichi i prodotti italiani “al 100%”. I falsi prodotti italiani finiranno a Ginevra sul tavolo della WTO per dimostrare il danno delle contraffazioni.

L’incontro, che si è tenuto nel ristorante Del Posto, ha permesso di sottolineare come il consumo pro-capite di vino negli Usa sia cresciuto in media del 30% negli ultimi dieci anni. I dati dell’IWFI di New York mostrano che nei primi sette mesi dell’anno il totale di vino importato negli Usa è cresciuto del 19,6%, mentre il valore è calato del 14%. L’Italia, dal canto suo, ha registrato un calo dell’8,1% nella quantità e del 19,6% nel valore. Il prezzo medio per bottiglia del vino italiano è calato nello stesso periodo da 5,43 a 4,78 dollari, rispetto agli 11,5 dollari del vino francese. Una delle voci in maggior crescita è quella degli spumanti. Le importazioni di quelli italiani nei primi sette mesi dell’anno sono aumentate del 19%, dell’11,2% nel valore, passato da 40,6 a 45,1 milioni di dollari nel giro di un anno, mentre i francesi hanno registrato un calo del 30,5% nelle quantità esportate e del 47,2% in valore.

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