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Il Celeste Impero brinda italiano ... Export, il nostro vino in mostra a Shanghai: le vendite in Cina a +60%... Il dato in percentuale andrebbe accompagnato dalle note della marcia trionfale dell’Aida: nei primi Otto mesi di quest’anno l’export del vino italiano in Cina è cresciuto del 60% rispetto al 2006, passando da 5 a quasi 9 milioni di euro. Ma nessuno degli addetti ai lavori si lascia andare a trionfalismi, perché il valore assoluto dell’ espansione verso il mercato del gigante asiatico è ancora un goccia nell’oceano, se si considera che l’export complessivo del nostro vino nel mondo è di 9 miliardi. Cina e India, come quota, non raggiungono quella dei tre principali Paesi del Mediterraneo. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno significa che la sfida in un Paese che sta scoprendo ora il vino e lo consuma soprattutto in due città (Shanghai, 60%, e Pechino, 20%) è appena iniziata. La posta è molto invitante e la competizione passa anche attraverso canali di promozione come l’alleanza tra le due maggiori rassegne fieristiche del settore agroalimentare, Vinitaly e Cibus, che per il secondo anno hanno organizzato proprio a Shanghai il più grande evento promozionale in Asia. La rassegna, che si è conclusa ieri allo Shanghai Exibition Center, ha confermato crescita e interesse, ma anche che la strada è ancora lunga. Sono 153 gli espositori, due terzi produttori vinicoli (Vinitaly è presente il Cina da nove anni): l’obiettivo è fare sistema per affrontare un mercato che ci vede in ritardo soprattutto rispetto ai competitors francesi e australiani. sottolinea Maurizio Forte, direttore della sede Ice di Shanghai, co-promotore della rassegna con Verona- fiere e la Fiera di Parma. “Adesso è il momento di aggredire in forze il mercato cinese e dare l’occasione ad aziende che ancora non hanno messo piede in questo Paese di poter venire, conoscere e farsi un’idea”. L’Italia è primo fornitore di pasta e cioccolato, il secondo di olio d’oliva e acque minerali, il terzo di caffè, quarto di vino e sesto di formaggi, ma vi sono problemi ancora senza soluzione, primo tra tutti la distribuzione, e poi si torna all’annosa questione dei campanilismi, alla logica dei piccoli orticelli che Vinitaly-Cibus cerca di superare. Camillo Cametti di Veronafiere è fiducioso. “A maggio abbiamo inaugurato un ufficio di rappresentanza a Shanghai che nelle intenzioni dovrebbe organizzare manifestazioni analoghe, come un “Italy life style” laddove, accanto al vino e al cibo, potrebbero coesistere anche altri prodotti”. Il tour di Vinitaly ha toccato nel 2007 India, Russia, Stati Uniti, Giappone e ora la Cina. “Per noi è più difficile rispetto al vino” spiega Elda Ghiretti, responsabile per Cibus delle fiere alimentari.

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