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Montalcino, vino doc taroccato ... Vigneti non conformi e uso improprio di uve: 12 indagati, 4 marchi eccellenti nei guai... La magistratura ha messo il naso tra le prestigiose vigne che producono Brunello, Rosso di Montalcino e Sant’Antimo. Gli accertamenti, partiti mesi fa, avrebbero rivelato la presenza di vigneti non conformi al rigido disciplinare che fissa i criteri produttivi di alcuni dei vini più conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Non si tratta di adulterazioni, piuttosto dell’uso diverso da quanto previsto di uve comunque prodotte in zona. I primi sopralluoghi tra le viti del Brunello risalirebbero alla vendemmia del 2007. Una verifica di routine, come era accaduto anche in altre zone della regione. E’ di qualche giorno fa, per esempio, il rinvio a giudizio deciso dal tribunale di Firenze di 14 persone per frode in commercio e falso in atto pubblico fra le quali i vertici della maison vinicola Frescobaldi.

L’inchiesta era stata aperta nel 2004 su presunte violazioni delle norme che regolano la protezione delle uve e i criteri per le denominazioni di origine dei vini. Tutto era cominciato da un controllo casuale delle Fiamme Gialle che avevano seguito un camion cisterna per uve o per vino, diretto ad una tenuta in provincia di Firenze. E casuale era stato il controllo a Montalcino. Durante l’accertamento la Finanza pare abbia riscontrato vitigni non adeguati. Da qui ulteriori indagini avrebbero portato il magistrato titolare dell’inchiesta ad iscrivere dodici persone nel registro degli indagati. Tra loro ci sarebbero i legali rappresentanti di importanti aziende presenti sul territorio di Montalcino e anche alcuni componenti e dirigenti del Consorzio del Brunello.

I reati ipotizzati andrebbero dall’omissione di atti d’ufficio all’abuso di atti d’ufficio, dalla truffa comunitaria alla frode in commercio. Gli stessi agenti delle fiamme gialle hanno sequestrato atti e documenti sia in alcune aziende che negli uffici del Consorzio del Brunello. E siamo solo all’inizio. I confini di questa inchiesta, che ha destato enorme clamore a Montalcino, un Comune che vive sulla produzione del vino, potrebbero avere dimensioni ben diverse da quelle ipotizzate in queste ore. I produttori da anni hanno dato vita ad un Consorzio che per legge garantisce nei confronti del Ministero la bontà del vino sia questo Brunello, che Rosso, che Sant’Antimo. Lo stesso organismo controlla la produzione e fa applicare scrupolosamente il disciplinare.
Da parte della procura della Repubblica di Siena c’è sconcerto per la fuga di notizie su un’inchiesta che avrebbe dovuto rimanere coperta dal segreto istruttorio e che ora rischia di provocare danni ingenti (di immagine e non solo) ai produttori vinicoli montalcinesi apprezzati in tutto il mondo. Per questo i Pm hanno alzato un muro di riserbo e dagli uffici del terzo piano del palazzo di giustizia della città del Palio non trapela una sola indiscrezione.

Il sindaco di Montalcino Maurizio Buffi, dal canto suo, ha fatto sentire la propria voce per tutelare il buon nome del vino prodotto in questa parte della Toscana.
“Qualità e serietà della produzione ritengo che non siano in discussione ha detto . Se ci fossero da parte di alcuni, come ventilato nella stampa, delle inadempienze od errori dovrebbero emergere in modo chiaro senza generalizzazioni. Montalcino ed il suo territorio sono ormai un luogo delle eccellenze, nessuno si può permettere di scalfire questa immagine”.

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