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“Siamo i più certificati. Così tuteliamo i nostri clienti” ... Il presidente del consorzio: solo l’1% del vino è risultato non conforme al disciplinare nei controlli del 2007... L’expo 2015 unisce, la Brunello story se non divide, certamente incrina un’atmosfera di ‘volemose bene’ al Vinitaly dei record. Tra brindisi bipartisan all’insegna del fair play tra il ministro Pd De Castro e il vicepresidente della Lombardia, la Pdl Viviana Beccalossi; tra uno scambio di convenevoli sempre tra De Castro e il governatore forzista del Veneto Giancarlo Galan, con reciproche congratulazioni sullo “spirito di squadra vincente” che ha portato a Milano la storica manifestazione, irrompono le notizie dalla Toscana sui sequestri alla Castello Banfi, azienda storica di Montalcino, dove a febbraio era sceso in elicottero il n.1 della Fiat Sergio Marchionne per una colazione con la famiglia italo-americana Mariani, proprietaria della maxitenuta.

Una lama di vento gelido s’insinua tra stand e padiglioni dove si celebra l’ennesimo trionfo del vino made in Italy, che batte la Francia nell’export in Usa, che fa il 20% di tutto l’export agroalimentare italiano, che strappa col Vinitaly lo scettro a Bordeaux della più grande fiera enoica al mondo. “Attenti a non farci male da soli”, ammonisce De Castro in riferimento all’inchiesta senese. Insomma qui è in ballo l’immagine di un prodotto simbolo del made in Italy nel mondo, come la Ferrari, quindi cautela.

Un avvertimento soprattutto ai media: “L’aspetto informativo sta facendo danni eccessivi rispetto all’entità delle accuse alle imprese. Ovviamente la magistratura deve fare il suo corso ma stiamo parlando del rispetto del disciplinare del Brunello, quindi di semplici problematiche di
carattere amministrativo, che comportano al massimo sanzioni pecuniarie. Non montiamo un caso come se ci fosse chissà quale problema. Insomma, serve prudenza”.
Ovviamente il problema non è risolvibile con una sanzione pecuniaria grande o piccola. C’è anche in gioco l’immagine del nostro vino forse più famoso al
mondo, un vero cult per gli enoappassionati dei quattro continenti, punta di diamante del nostro export negli Usa, dove volano 6 bottiglie su 10 di Brunello prodotte.

L’inchiesta della magistratura senese rompe un po’ le uova nel paniere, anche se non è in discussione la qualità del vino ma semplicemente il rispetto alla lettera del disciplinare che impone l’utilizzo al 100% di sole uve sangiovese. Un disciplinare che, coi controlli di legge affidati ai Consorzi, può tramutarsi in una camicia di forza.

Sdrammatizza Francesco Marone Cinzano, presidente del Consorzio: “L’inchiesta aperta è un lavoro a tutela del consumatore”. Il risultato finale - aggiunge Marone Cinzano - sarà di certificazione a favore del territorio. D’altronde il vigneto di Montalcino è già il più certificato d’Italia”. Il Consorzio ricorda che dai controlli completati nel 2007 su oltre 1667 ettari di vigneto iscritto nell’albo del Brunello la percentuale di ‘non conformità’ ha interessato solo 17 ettari, cioè l’l% dei vigneti controllati. In sostanza più del 99% dei vigneti sono risultati assolutamente rispondenti al disciplinare. “Attenzione dunque a dare una corretta informazione sulla vicenda. E a tutelare l’immagine del made in Italy. Qui i controlli si fanno e garantiscono l’eccellenza del prodotto”.

L’Italia del vino che conta porta il marchio Confagricoltura, che quest’anno, da Vinitaly, rilancia la sua immagine con un programma high style. “Il vino Italiano gode di un’eccellente immagine, paradigma di qualità, territorialità, cultura, saper vivere e fare - ha detto il presidente Federico Vecchioni - La specificità del vino italiano potrà avere ancora successo se ben gestita e supportata”.

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