02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Nazione / Giorno / Carlino

Il vino? Produciamolo in Cina ... Il vino più diffuso in Cina è guello che deriva dalla fermentazione del riso. La sua domanda è ancora molto alta, soddisfatta dalle produzione di piccole aziende, sparse soprattutto nelle campagne. Il primato è forte, ma insidiato dal consumo del “nostro” vino, che i cinesi chiamano “alcol di uva”. Il suo consumo è in aumento vertiginoso, con incrementi del 14% negli scorsi anni.
Il vino è uno dei prodotti più ricercati di una Cina prospera, in crescita ed ottimista. Si beve vino nelle cerimonie ufficiali e nette feste private, per celebrare matrimoni e carriere. I grande nomi internazionali sono approdati in Cina, lusingati da un consumo inarrestabile. Le loro bottiglie compaiono negli scaffali dei supermercati e nelle wine list della ristorazione occidentale. A Shanghai sono anche apparse piccole catene di degustazione. Che valore economico ha questa crescita? Chi trae profitto dai nuovi consumi? Per le risposte bisogna avventurarsi in un territorio più compasso, talvolta lontano dalle apparenze. Un cittadino cinese beve in media 0,8 litri di vino all’anno. La
cifra è raddoppiata dal 2002, ma è ancora ben lontana dai valori mondiali (7 litri pro-capite) ed italiani (50). Il consumo la pone al decimo posto nella classifica mondiale, un risultato collegato alla vastità della popolazione. Nel 2007 sono state aperte 900 milioni di bottiglie, un numero che impallidisce di fronte ai 30 milioni di tonnellate di birra consumate. La reputazione dei vini francesi è la migliore, grazie anche ad una aggressiva politica di marketing e ad un uso sapiente dei canali distributivi. Gli altri Paesi produttori gareggiano, con risultati alterni, per il secondo posto in classifica.
La competizione è comunque per una frazione dei consumi. Solo il 4% del vino consumato in bottiglia è estero ed è quasi sempre sfuso (16% del mercato), anche dall’Italia. Si mischia a produzioni locali, per soddisfare i consumi meno sofisticati. Anche nel mercato del vino dunque la Cina cresce soprattutto a proprio vantaggio. Altre aziende poderose, come Great Wall e Dynasty, si sono aggiunte alla prima casa vinicola cinese, la Chang Yu, fondata nel 1892. E loro controllo del mercato è pressoché assoluto ed inattaccabile in termini quantitativi. Esportare vino è possibile, ma con guadagni esigui. Insegnare a vinificare è più lungimirante e forse redditizio.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024