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Nazione / Giorno / Carlino

Grandi bottiglie a piccol prezzi ... Se la leggerezza, l’acidità, la spuma lieve sono le virtù del lambrusco, quello di Sorbara è l’espressione più autentica di questa tipologia di rosso frizzante naturale, snobbato per decenni da critici e ristoratori e che adesso rivive e rinasce - all’insegna di una spiccata territorialità - anche per merito delle cantine sociali dove il lambrusco è nato (pensiamo alla storica Cantina di Sorbara, rilanciata dal giovane presidente Carlo Piccinini). Ma qui parliamo di un grande privato, Chiarli, una maison fondata con l’unità d’Italia (1860) e che ha fatto la storia del lambrusco modenese. Due le linee produttive (Cleto Chiarli e Chiarli 1860) di questo gigante del vino emiliano (22 milioni di bottiglie, 7 tenute agricole, 140 ettari vitati) giunto alla quarta generazione con i fratelli Anselmo e Mauro. Dalla linea ‘alta’ abbiamo scelto un classico, il Lambrusco del fondatore 2007. Uve sorbara in purezza dalla tenuta di Sozzigalli, fermentazione naturale in bottiglia. Un bicchiere che non tradisce mai: bouquet freschissimo, spuma fine, colore chiaro, gusto sottile, sapido, bollicine suadenti. Un bicchiere che vola leggero, mai banale. Magico d’estate, da bere fresco (12°), mai troppo freddo. In enoteca sugli 8 euro.

Chi invece vuole stare su un lambrusco sempre di qualità ma un po’ più corposetto e reperibile nella Grande distribuzione può puntare sul grasparossa ‘Villa Cialdini’, sempre della linea Cleto Chiarli. Questo è praticamente un cru di lambrusco, provenendo tutte le uve dai 12 ettari di vigneto sito nella zona pre-collinare di Castelvetro di Modena. Rifermentazione e
imbottigliamento (fasi essenziali in un ‘frizzante’) sono garantite dai moderni impianti della nuova cantina realizzata all’interno della proprietà. Colore rubino intenso, trama asciutta e vinosa, spuma fine ed evanescente e corposità accentuata, è un bicchiere più morbido del Sorbara e da bersi a temperatura quasi ambiente. Anche questo, come tutti i lambruschi, non ama l’invecchiamento.
Sugli scaffali della Gdo sui 5 euro. Lambrusco del fondatore, Cleto Chiarli Villa Cialdini, Grasparossa di Castelvetro Doc, Cleto Chiarli Info: www.chiarli.it.

Un bel rosso toscano senza svenarsi, ma col pedigree giusto. La famiglia Cinelli Colombini ha fatto la storia di Montalcino e del Brunello. Fattoria dei Barbi (100 ettari di vigneti) è di loro proprietà dal 1790. Oggi la maison (che comprende agriturismo, taverna, norcineria, caseificio...) è gestita da Stefano Cinelli Colombini che fa tradizione ma anche innovazione. Il ‘Brusco’ è un rosso frutto di lunghi studi fatti negli anni ’60 e 70 da Giovanni Colombini sulla fermentazione delle uve sangiovese. Si voleva recuperare la tradizione toscana del “vin di maggio”, che riposava tre mesi con le vinacce, e si scoprì che le fermentazioni così lunghe permettevano l’estrazione di tante componenti dell’uva che normalmente vanno perdute. Grazie alla lunga fermentazione il Brusco ha sufficiente morbidezza, colore, e quel sentore di legno che viene dalle bucce e non dalle botti. Ne nasce un vino versatile da accostare a carni bianche, affettati, formaggi non troppo stagionati. Piacerà a chi non ama i vini legnosi (fa solo acciaio e vetro) e a chi chiede freschezza e profumi fruttati anche a un rosso. Da bere a 18°. In enoteca sui 6 euro.

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