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Nazione / Giorno / Carlino

Il Brunello alla resa dei conti
Declassati 1,3 milioni di litri ... Tolti i sigilli ad altri 5,4 milioni. Il Consorzio: “Siamo sollevati”... Chiusa l’inchiesta sul Brunello
che per ventidue mesi
ha visto la Guardia di Finanza
al lavoro tra le cantine e i
vigneti delle aziende produttrici
del famoso vino. Una lunga e complessa
indagine, diretta ad accertare
le violazioni del disciplinare di
produzione, costellata di sequestri
di vino e vigneti, perquisizioni
in uffici, cantine, laboratori chimici
e in abitazioni private e intercettazioni
telefoniche. Imponenti
i “numeri” delle verifiche, che avevano
portato al sequestro di
67.000 ettolitri di Brunello, 7.400
di vino Rosso di Montalcino,
3.300 ettolitri di Chianti Docg,
6.200 di Igt Toscana Rosso e quattrocento
ettari di vigneti.
Alla fine, una volta declassati 1,3
milioni di litri di Brunello a Igt
Toscana Rosso, 5,4 milioni di litri
sono risultati conformi al disciplinare
e per questo dissequestrati.
Via i sigilli anche per 350 ettari di
vigneto. Le aziende, tra grandi e
medio grandi, finite
nell’inchiesta sono
sette (inizialmente
erano nove e
da sole coprono il
50 per cento della
produzione) accusate
di non aver seguito
il rigido disciplinare.
Una bufera giudiziaria con
diciassette indagati per frode in
commercio e falso ideologico tra i
quali il direttore del Consorzio
del Brunello, Stefano Campatelli
e due ispettori del Comitato di certificazione.
La diffusione dei risultati dell’indagine
della Finanza non ha
scomposto più di tanto Campatelli.
“Sono tranquillo - ha detto
-, per me non è cambiato niente:
l’avviso di garanzia è arrivato
un anno e mezzo fa. A me e a due
miei collaboratori del Consorzio,
contestano la procedura dei controlli.
Li abbiamo sempre fatti seguendo
i protocolli del Consorzio
che sono approvati
dal ministero. Siamo
convinti e tranquilli
che siano corretti
mentre loro ce
lo contestano. Vedremo
chi avrà ragione”.
L’inchiesta aveva
scosso Montalcino e pesanti erano
state le ripercussioni anche sul
mercato internazionale, a cominciare
da quello americano, che assorbe
una grossa quota
dell’export delle aziende senesi.

Gli Usa, per alcuni mesi, avevano
bloccato l’importazione ed
era stato necessario l’intervento
diretto del ministro Luca Zaia.
Un danno di immagine ed economico
notevole, considerato che la
produzione di 7 milioni di bottiglie
per il 2009 è destinata al 60
per cento all’estero. Il volume di
affari del distretto del vino di
Montalcino è stimato sui 130 milioni
di euro all’anno. Cifre che la
dicono lunga sull’importanza di
questa produzione sulla quale nel
mese di settembre del 2007 le
Fiamme Gialle di Siena e i funzionari
dell’ispettorato del controllo
di qualità di Firenze avevano concentrato
la loro attenzione. Fin
dall’inizio erano emerse chiare
anomalie dalle relazioni sui controlli
effettuati dal Consorzio.

Il disciplinare è molto
rigido e prevede che il Brunello
deve essere prodotto solo ed
esclusivamente con uve sangiovese,
ma così non era stato e il Comitato
di Certificazione in seno allo
stesso Consorzio - ne sono
convinti la Procura della Repubblica
e la Finanza - nonostante
le gravi irregolarità evidenziate
aveva emesso “attestati di non
conformità lievi” consentendo così
ai produttori di commercializzare
Brunello e Rosso di Montalcino
per gli anni dal 2003 al 2007
privi dei requisiti.

“Sono sollevato per la chiusura
delle indagini - ha commentato
dal canto suo il presidente del
Consorzio Patrizio Cencioni -.
La situazione di incertezza prodotta
dall’inchiesta ha creato problemi
a tutti i produttori. A questo
punto, aspettiamo le ulteriori
decisioni della magistratura”.

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