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Allegrini 2024

Nazione / Giorno / Carlino

L’enologia dell’Umbria è caratterizzata da vini rossi e caldi e da bianchi armonici e immediati. Il bianco più rappresentativo non solo di questa regione ma dell’Italia centrale è l’Orvieto, un tempo commercializzato in tozzi fiaschi. Le zone intorno alla cittadina umbra sono costituite da terre tradizionalmente vocate alla viticoltura, e qui, fino al XIX secolo, si impiegavano ancora metodi di coltivazione che derivavano dagli Etruschi. Già al tempo di questo antico popolo si produceva un vino talmente apprezzato da essere commercializzato con altre regioni. L’Orvieto doveva essere probabilmente abboccato, poiché la temperatura nelle cantine era sufficientemente bassa da impedire una fermentazione completa e quindi gli zuccheri non fermentati lo rendevano dolce. Ma con i Romani la vinificazione cambiò. Si usava infatti aggiungere al vino un miscuglio fatto di pece. Miele e alloro per favorirne la conservazione e migliorarne il gusto. Nel XII secolo il territorio comunale era totalmente vocato alla viticoltura ed esistevano esenzioni fiscali per chi piantava vigneti. Non solo. Il vino assunse una tale importanza da venir usato come moneta per i pagamenti. Si ha notizia che grandi artisti del calibro di Signorelli e Pinturicchio spesso venissero pagati con otri di vino per alcune opere realizzate in questa zona. L’Orvieto De prodotto con uve dei vitigni Trebbiano Toscano, per il 40-60 per cento. Verdello, per il 15-25 per cento, Grechetto, Canaiolo Bianco e Malvasia Toscana. Si trova nelle versioni Classico, se ottenuto nella zona più antica, e Superiore con quattro mesi di affinamento minimo oppure Abboccato, Amabile e Dolce. Ha un colore giallo paglierino, più o meno carico, un profumo delicato e un sapore secco con un lieve retrogusto amarognolo. È ottimo in abbinamento con piatti a base di pesce ma anche con gli stringozzi, una sorta di tagliatelle grossolanamente assottigliate tra le dita, pomodori ripieni all’umbra, trota alle mandorle, lumache e formaggi freschi. Alcuni produttori della zona classica elaborano anche versioni da uve sovramature attaccate dalla muffa nobile, che regala al vino caratteri di particolare eleganza. Il sapore diventa dolce e vellutato, sapido, con una leggera persistenza aromatica che lo rende il compagno impareggiabile di antipasti di fegato, formaggi piccanti e pasticceria secca.

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