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“Ma in bottiglia non ci sono veleni” ... “I consumatori possono stare tranquilli. Il vino che hanno bevuto può essere “ritoccato”, ma non è artificioso. Anche perché oggi costa meno il vino genuino di quello artificioso”. Parola di Piero Tesi, amministratore delegato dell’Ente Tutela Vini di Toscana, che ha competenza sull’Igt Toscana, nel mirino della Finanza per colpa di qualche furbo che ha aggirato i controlli.

Ma è così facile sfuggire ai controlli?

“Vede, con il regolamento europeo del ’99 l’Igt era “vino da tavola”, senza una precisa disciplina che potesse consentire verifiche quantitative. Oggi il regolamento 479 del 2008 ha fatto chiarezza: l’Europa ci dice che se un vino ha un nome e un’origine va tra le denominazioni. E noi abbiamo combattuto per un regolamento che imponga la vinificazione nelle zone di produzione”.

E com’è possibile allora passare dentro le maglie?

“Il regolamento nuovo è entrato in vigore solo nell’agosto scorso, e non per intero. E comunque, in Italia manca ancora un decreto attuativo.

Come avviene la frode?

“Non è facile verificare la resa di 50-60mila ettari di vigneto in base a disciplinari che non sono tutti uguali: si fanno dichiarazioni di quantità superiori per vigneti meno produttivi, e si copre questo carico con vino che viene da fuori”.

Che male fa all’immagine del vino toscano?

“Un reato fa sempre male. Se si altera l’offerta, la domanda può strappare prezzi inferiori; e in un momento come l’attuale, il danno per chi produce è enorme, anche sul piano sociale”.

E qual è il danno per il consumatore?

“Crede di comprare un prodotto, ma in bottiglia non c’è quello. E magari piace lo stesso, perché oggi non si trova più vino artificioso”.

Ma non si può controllare meglio?

“Mica facile, con le cisterne che girano di notte, con poche pattuglie della Stradale, e gli autisti che si avvertono con i telefonini...”.

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