02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Nazione / Giorno / Carlino

Che penna, Madame Brunello ... I ricordi e le nostalgie di Francesca Colombini Cinelli... La prima “donna del vino” e l’amore per la scrittura... Le calde estati del terzo millennio hanno anticipato la vendemmia anche sul grande colle dell’ultimo libero Comune italiano: Montalcino. Le viti, che hanno dato tanto lavoro ai coltivatori, una volta alleggerite dai grappoli di sangiovese e di canaiolo, si preparano a riposare per i lunghi mesi d’autunno e d’inverno. Cosi, mentre nelle cantine pochi operai specializzati allevano e curano il Brunello (va bevuto quando ha maturato almeno 4 anni), Francesca Colombini Cinelli, proprietaria della fattoria dei Barbi, ammazza il. tempo scrivendo.

Figlia di Giovanni Colombini, docente universitario, podestà di Montalcino, restauratore della celebre fortezza, alla morte del padre (1976) prese le redini dell’azienda e riuscì a fare del suo Brunello uno dei vini più conosciuti ed amati a livello internazionale. Ora che ha messo alla stanga la prole intende, con la penna, valorizzare luoghi, persone e vicende che hanno fatto la storia di
Montalcino, la terra che 1’ha cresciuta, ha arricchito la sua umana esistenza ed alla quale si sente profondamente legata. L’amore per “la scrittura” non è recente. Infatti pochi anni dopo aver preso in mano le redini dell’azienda nel 1981, Francesca istituì il Premio letterario e giornalistico Barbi
Colombini; anche allora con l’intento di valorizzare il patrimonio naturale e di civiltà di Montalcino. Tra gli altri il Premio fu assegnato a Bocca, Bilenchi, Tobino, Luzi, Gina Lagorio e Susanna Tamaro da giurie di elevata qualità delle quali fecero parte Ronfani, Pampaloni, Zavoli. Il gusto, la sensibilità e lo stile sono stati maturati da Francesca fin da bambina quando la bella fattoria dei Barbi era meta di Berenson, Salvemini, Soffici, Vallecchi, Bargellini e Rosai che si recavano a
Montalcino a far visita a suo padre, che lei venera come un santo.

Solo nella terza età Francesca si è impegnata a scrivere la sua storia, quella della Signora del Brunello, “Il vino che fa le gambe belle”. Un successo che l’ha stimolata a stendere “Nonsolovigne a Montalcino”. Un catasto storico delle botteghe, delle osterie, dei ristoranti, la galleria dei loro proprietari e della gente che li ha frequentati nell’ultimo secolo. Un’analisi attenta dei personaggi che hanno fatto la storia di un Comune che, abbandonato da metà della sua popolazione, negli anni ’60 per la crisi della mezzadria, ha saputo creare poi un vero miracolo economico col Brunello. Si sa che quando arriva il successo tutti salgono sul carro vincitore e tutti rivendicano il diritto di esserne stati protagonisti. Ma senza piaggeria, a ragione, si può affermare che le coraggiose intuizioni, la passione, l’impegno di Francesca Colombini hanno giocato uu ruolo decisivo per l’affermazione del Brunello nel mondo e per la rinascita economica del celebre Comune che, nella primavera del 1559, dopo il trattato di Cateau Cambrésis, ammainò la bandiera della Res Publica Senensis in Monte Ilcino.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024