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Nazione / Giorno / Carlino

Umberto Cesari. “Rilancio un grande: il sangiovese di Romagna” ... Umberto Cesari è uno dei signori del vino dell’Emilia Romagna, fra i primi ad intuire negli anni ’70 le grandi possibilità del sangiovese di Romagna, di cui è il primo produttore privato. Una bella famiglia tutta impegnata in azienda, oltre 100 ettari tra le colline di Castel San Pietro e Imola, in provincia di Bologna: la moglie Giuliana, gourmet e innovatrice (ha lanciato il profumo Tauleto, che riprende il nome del vino top della maison); il figlio Gianmaria, direttore generale e globetrotter a vendere vino in tutto il mondo, la giovane Ilaria che si occupa di marketing e comunicazione. Cesari ha dedicato una selezione speciale del super-sangiovese “Liano” ai 125 anni de “Il Resto del Carlino”. E al Vinitaly, ha lanciato l’ultimo nato, il “Moma Rosè”, e ha presentato il nuovo sito Internet della maison (www.umbertocesari.it) in cinque lingue, dove si può scaricare anche il nuovo periodico trimestrale “Umberto Cesari News”.

Due vini nuovi, il “Moma Rosè” e lo “Yemula”, entrambi blend di sangiovese e merlot. Vini giovani, dai profumi fruttati e morbidi. È questa la ricetta per vendere in Italia e sui mercati internazionali?

“Purtroppo non abbiamo una ricetta per “poter vendere”. Di sicuro il consumatore sembra apprezzare i nostri prodotti, molto diversi tra loro ma tutti espressioni del territorio. “Moma Rosè” e “Yemula”, ad esempio, vini prodotti dalle nostre uve, ma dalla personalità così diversa. Giovane e spiritoso il “Moma Rosè”, più austero e persistente lo “Yemula”. La ricerca della morbidezza è evidente in entrambi anche perché tipica delle caratteristiche del nostro terroir”.

Da sempre sfidate il sangiovese toscano (che diventa chianti, nobile e brunello) puntando sul sangiovese romagnolo. La vostra è una storia di successo, ma cosa manca alla Romagna del vino per la definitiva consacrazione?

“Vedo tre ragioni. Uno: la comunicazione. Considero i vini della nostra regione qualitativamente alla pari e in molti casi superiori ai vini di altre regioni. Il problema è che il consumatore spesso non è stimolato a sufficienza per poterci “dare una chance” e assaggiare senza pregiudizio i vini emiliano-romagnoli. Due: fare sistema. I mercati internazionali oggi sono bombardati da decine di nuove zone di produzione che si affacciano sul mercato in maniera molto aggressiva. La valorizzazione dei singoli territori è importante, ma credo lo sia molto di più un’ipotetica alleanza tra i diversi produttori della regione, supportati dalle istituzioni, per guadagnare credibilità. L’esempio (di successo) della Sicilia è prova evidente che se la regione si guadagna lo status di “qualità”, a cascata ne beneficiano tutti i singoli produttori. Tre: l’enogastronomia. Nessuna regione in Italia può vantare il numero di prodotti Dop e Igp che hna l’Emilia-Romagna. Non può esistere che nel mondo siamo considerati la capitale gastronomica d’Italia mentre quando si parla di vino l’interesse si sposti sempre su regioni che, tra l’altro, sono confinanti. Da anni auspico l’apertura di un dialogo con i diversi soggetti istituzionali per cercare un accordo, ma finora con scarsi risultati”.

Esportate in oltre 70 Paesi. Quali sono i mercati più promettenti per i nostri vini?

“Oltre all’Italia, che rimane il mercato più difficile ma più affascinante, stiamo crescendo in Nord e Sud America. Continua a darci grandi soddisfazioni la Russia, oltre agli storici come la Germania e la Svizzera”.

In Canada siete diventati partner di RKW, un grande distributore di vini italiani di alta qualità. Il vostro Liano, un super Romagna blend di Sangiovese e cabernet è il rosso italiano più venduto nel Quebec. Dove i prossimi investimenti in campo internazionale?

“Puntiamo a ripetere l’avventura di RKW anche nelle altre province canadesi quali l’Alberta e la British Columbia. Passare “dall’altra sponda” e quindi investire nella distribuzione è una sfida importante ma che credo nel lungo termine paghi”.

La maison Cesari nasce sulle colline romagnole tra Castel San Pietro e Imola. Qui in Italia quali sono i vostri programmi?

“Gli investimenti in Italia sono prioritari. Vogliamo potenziare la capacità ricettiva dei tanti turisti che passano da Bologna e che spesso non si fermano e, per fare questo, stiamo ristrutturando una villa del ’700 che diventerà la nostra sede di rappresentanza. Inoltre cominceremo presto i lavori per la nostra nuova sede aziendale, che comprenderà una bottaia interrata di oltre 1.500 mq. Tutto questo per promuovere azienda e territorio”.

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