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Nazione / Giorno / Carlino

I sovversivi del Gallo Nero attaccano il consorzio ... “Ci battiamo per difendere il territorio... Dodici “sovversivi del sangiovese”. Si definiscono così le aziende agricole del Chianti Classico che stasera hanno organizzato una cena (oltre cento partecipanti alla trattoria da Burde a Firenze) in risposta a quella che si terrà per l’Anteprima organizzata dal Consorzio del Chianti Classico. Quello che vogliono è far sentire la loro voce, rivendicare il loro “orgoglio autoctono” contro un vino omologato e uguale in tutto il mondo. Dodici sovversivi che, come sottolineano Michele Braganti dell’azienda Monteraponi e Natascia Rossini del podere la Capella “ci riconosciamo poco nel Consorzio e nella politica di tutela dei grandi nomi a scapito dei piccoli produttori. Vogliamo far valere che l’eccellenza è anche nelle piccole aziende e che un grande Sangiovese lo fa un contadino, un viticoltore, un terreno e non il Consorziò. Vogliamo fare sapere che ci siamo anche noi e che non vogliamo vivere di luce riflessa dai quattro cinque nomi”. Una delle aziende che hanno aderito, Montervertine, 80mila bottiglie di vino all’anno, tra cui il celebre Pergole Torte. “Per noi essere contro e fuori dal Consorzio è normale”, spiega Martino Manetti, il giovane proprietario. “Siamo stati i primi a uscire dal Consorzio, nel 1984, in quanto mio padre voleva fare vino solo Sangiovese e il disciplinare non lo permetteva. Adesso si può fare, ma il problema è che dentro ci trova di tutto. E il Chianti Classico si snatura, non ha più una identità. Con il 20% di Cabernet o Merlot “ammazzi” il Sangiovese. E disorienti il consumatore che si aspettare di bere una cosa e se ne ritrova un’altra”. I dodici “sovversivi sono: podere la Cappella a Tavarnelle, I Fabbri, Castello delle Stinche e podere Ispoli a Greve, Monteraponi, Montevertine, Caparza e Val delle Corti a Radda, San Giusto a Rentennano, Riecine, podere Erbolo a Gaiole e podere Le Bonce a Castelnuovo.

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