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Nazione / Giorno / Resto Del Carlino

Dove va il vino italiano Dai record di qualità alla sfida con la Francia per conquistare la Cina ... Dove il vino italiano? Sta andando alla grande sulle tavole e nei locali americani e inglesi, conosce una brusca ma incolpevole stasi in Russia, e spera di conquistare la Cina. Lo stato di buona salute delle centinaia di denominazioni è noto da tempo e il recente Vinitaly lo ha puntualmente certificato. Ogni regione ha un numero crescente di vini di qualità, alle cui sorti si dedicano sempre più addetti (+2,7% nel 2015), sempre più giovani e preparati. Quasi uno specchio al contrario di un Paese dove le altre attività economiche stentano e la disoccupazione giovanile resta una piaga. Se si aggiunge che la produzione enoica è assieme conseguenza e causa di un crescente rispetto per l’ambiente e i territori, il saldo del mondo vinicolo non solo dal punto di vista economico ma anche sociale è pienamente attivo. Il problema è ora mantenersi in quota, rafforzando soprattutto l’ultimo segmento della filiera: quello commerciale. Internet è ancora poco frequentato dai nostri produttori, almeno rispetto ai sempiterni rivali francesi, mentre le recenti statistiche segnalano il boom di vendita nei supermercati di denominazioni di relativa notorietà che con azzeccate politiche di prezzo hanno fatto breccia nei consumatori più attenti al portafoglio e che considerano ancora il vino come un bene al quale si può rinunciare. Al proposito, sul mercato interno e non solo, il vino italiano deve svecchiare la clientela: consolidato fra gli over 60, è bevanda definita “occasionale” sotto i 40, dove si preferiscono le birre artigianali spesso prodotte da giovanissimi imprenditori. Anche per intercettare le nuove - e tecnologiche - generazioni il vino deve cambiare linguaggio e transitare con maggior decisione dalla rete. A tal proposito, si attende con curiosità e speranza le 22 del prossimo 8 settembre. A quell’ora gli orologi di Pechino segneranno le 9 di mattina del 9 settembre e siccome “nove” in cinese è la pronuncia del termine vino quel momento - segnato nel linguaggio digitale come 09.09.09 - è stato scelto per scatenare la più grande vendita in rete mai realizzata. La organizzerà Alibaba, re mondiale dell’e-commerce, il cui fondatore Jack Ma ha duettato con Renzi a Vinitaly, annunciando di voler diventare ambasciatore del prodotto italiano in Cina. Attualmente il 55% delle bottiglie vendute a Pechino e dintorni è francese, le nostre sono ferme al 6%. Fare meglio, dal 9 settembre, non sarà difficile. Un consiglio? Alzare i prezzi. Sembrerà paradossale ma “fare i preziosi” potrebbe essere la carta vincente per le etichette top: fra i 50 vini più cari al mondo, uno è californiano, alcuni tedeschi e il 90% sono francesi. E i mercati ricchi sembrano propensi a scegliere ciò che costa di più. “I nostri vini sono più buoni, quelli francesi più cari”, ha fatto osservare Renzi a Hollande. Il derby del bicchiere si gioca anche fra le bollicine, dove gli spumanti italiani con un export in crescita (+ 17%), avviato a superare il miliardo all’anno, sfidano sua maestà Champagne francese. A proposito di export e di soldi, sta funzionando lo sbarco in borsa di Italian Wine Brands, la piattaforma per la distribuzione all’estero, fondata da Giordano vini e Provino, quotata al listino milanese Aim e destinata ai produttori italiani con vocazione al mercato globale. Sul quale tutti gli indicatori sono in ascesa con l’eccezione della Russia, avida consumatrice dei nostri vini e rimasta a bocca asciutta per ritorsione verso l’embargo alle export deciso dall’Unione europea. Anche se sul vino, non c’erano blocchi. Si è detto molto del commercio. Ma il vino italiano è anche qualità e cultura. Per la prima - in contraddizione con un antico proverbio - anche in Italia si va verso la riscoperta della botte grande e l’uso moderato della barrique per una produzione più elegante e meno uniforme. Quanto alla cultura, si diffondono le cantine monumentali e aperte ad appassionati e turisti. Perché il bello del vino -dopo averlo bevuto - è conoscerne origini, vita, tecniche di produzione. Una produzione che nel 2015 è stata di prim’ordine in tutto il mondo. L’Italia ha lanciato - non solo con Renzi e non solo al Vinitaly - la sfida ai francesi. A parità di alta qualità, vinceremo noi o gli amati-odiati (e più cari) vicini di casa?

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