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LA CURIOSITÀ

Nell’Italia primatista del vigneto biologico, c’è la cantina biodinamica più grande del mondo

È la Cantina Orsogna 1964, in Abruzzo, 1200 ettari di cui l’85% in regime biologico, ed il 35% in biodinamica certificata Demeter

Il vino biologico tira: secondo l’ultimo report dell’Iwsr, nel 2017, nel mondo, ne sono state stappate 671 milioni di bottiglie, soprattutto in Germania, Francia, e Regno Unito. Ma l’Italia, in questo segmento del mercato enoico, vanta una serie di primati interessanti. Secondo l’Association of Wine Economics, per esempio, il Belpaese ha la maggiore incidenza di vigneti biologici sul totale, con un tasso del 15,5%, la percentuale più alta nel mondo. Al 2017, secondo i dati del Sinab, nel Belpaese c’erano 103.206 ettari di vigneto in regime biologico (su oltre 660.000 totali), e 33.782 erano in conversione. E, nel Belpaese, dimora quello che, probabilmente, è uno dei vigneti biologici più grandi del mondo, ovvero quello della Cantina Orsogna 1964, a Chieti, nel cuore dell’Abruzzo, con l’85% dei suoi 1.200 ettari di vigneto, ai piedi del Parco Nazionale della Majella, certificati bio, e coltivati dai 500 soci della cooperativa, è attualmente il principale produttore di uva biologica in Italia. Ma non solo: il 35% dei vigneti è a uve biodinamiche e certificato Demeter, la voce più autorevole nel mondo in questo senso, e l’International Byodinamic Wine Conference di San Francisco del 2018, per questo, ha premiato Orsogna come la più grande realtà di produzione di uva biodinamica certificata Demeter al mondo.
Un investimento ante litteram nel bio, quello della Cantina Orsogna, diretta dal 1995 dall’enologo Camillo Zulli, che già dalla fine degli anni Ottanta si è occupato di agricoltura biologica a livello accademico, istituzionale ed imprenditoriale.
Un investimento che paga anche sui mercati, visto che il 70% degli 1,5 milioni di bottiglie prodotte ogni anno (tra Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d'Abruzzo, Sangiovese, Malvasia, Chardonnay, Moscato, Passerina, Cococciola e Pecorino), finisce all’export su 30 mercati del mondo (Germania in testa), per una cantina che della sostenibilità e della viticoltura eroica (è certificata anche Cervim, Vegan e Biodiversity Friend) ha fatto un filosofia di vita che si riflette, tra le altre cose, anche nella partecipazione a progetti che vanno oltre il vino, come “Euro Turtles” ed Sos Lupo del “Wwf”.

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