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Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor: ad aprile 2021 riparte l’export in Usa

Oltreoceano torna la concorrenza, fortissima, della Francia. Bene anche la Cina, Mantovani: “sfruttiamo dazi di Pechino su vino australiano”
CINA, DENIS PANTINI, GIOVANNI MANTOVANI, MERCATO, NOMISMA, OPERAWINE, USA, VINITALY, WINE MONITOR, Italia
I numeri dell’export del vino italiano di Nomisma

Si annuncia uno standing positivo sui mercati internazionali per le 186 imprese del vino selezionate a OperaWine, al via domani a Verona, assieme a 300 tra operatori e buyer, provenienti da 13 Paesi: l’evento, realizzato da Vinitaly, con “Wine Spectator”, il magazine Usa riferimento per il business globale del vino, è l’inizio di una lunga e graduale ripartenza di Vinitaly, in Italia e nel mondo. E, con le fiere, riparte la domanda, nel 2020 in flessione anche nel mercato principale, gli Usa, e nel gigante emergente, la Cina.
Secondo l’analisi dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su base doganale, le statistiche degli ultimi mesi stanno evidenziando un forte rilancio degli ordini di vino italiano e francese nei due Paesi chiave del mercato: in aprile 2021, negli Stati Uniti l’import di vino è cresciuto mediamente a valore del 20%, con Italia (+26%) e Francia (+51%) che segnano una crescita ben oltre la media.
Aprile, ma non solo, molto positivo anche per la domanda cinese, che nel mese registra un autentico boom a valore di ordini dal Belpaese (+98%) che oggi - dopo l’uscita di scena degli australiani - è diventato il terzo Paese fornitore nel Dragone.
Analizzando i risultati doganali del primo quadrimestre, in Cina il crollo australiano (-80% a valore sul pari periodo 2020) ha determinato crescite a doppia cifra di tutti i competitor, con l’import italiano a +22%. Meno della Francia (+41%), protagonista di un autentico boom degli Champagne (+110%).
A riprova che anche una domanda “rossista” come quella cinese si stia aprendo agli sparkling nel post-emergenza, è il dato di crescita delle bollicine: +75% nel primo quadrimestre, a fronte di un -15% dei fermi. Per i vini italiani, rileva l’Osservatorio, sono in netta crescita quelli di fascia premium con i fermi (85% dell’import dal Belpaese) che crescono del 19% a valore e di appena il 2% a volume, denotando così un incremento significativo del prezzo medio.
Contestualmente, secondo le elaborazioni su base doganale, i vini italiani negli Stati Uniti sono segnalati ancora in perdita nel quadrimestre (-12%) a causa di un gennaio-febbraio nero (-26%) mentre la Francia riduce il gap a valore a -3% dopo l’annus horribilis segnato dall’emergenza sanitaria e dalla scure dei dazi aggiuntivi. Il risultato è un testa a testa sul primo mercato al mondo, con l’Italia a 538 milioni di euro di vendite seguita a ruota dalla Francia (534 milioni di euro).
Un tandem, quello franco-italiano, che allunga sugli altri competitor (in maggiore difficoltà) e che rappresenta in questa fase i 2/3 del totale delle importazioni a valore.
“Con Wine to Asia ad agosto, il Vinitaly China Roadshow di settembre e la Vinitaly special edition di ottobre - commenta il dg Veronafiere, Giovanni Mantovani, alla vigilia di Operawine” - mettiamo in campo una campagna senza precedenti di reclutamento buyer e di comunicazione targata Ice-Veronafiere. L’obiettivo è sfruttare una congiuntura che può rivelarsi molto favorevole per il made in Italy nel Dragone: i super-dazi di Pechino nei confronti dell’Australia, con il conseguente annullamento del principale fornitore, hanno lasciato sul mercato quote fondamentali che ridisegneranno la presenza dei player mondiali di vino in Cina. La sfida è intercettare il più possibile questa voragine di mercato, unitamente al fenomeno di revenge spending post-Covid che si riscontra in Cina”.
Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini,
“la riapertura dei ristoranti negli Usa induce a un moderato ottimismo sulla ripresa delle importazioni di vino, come anche testimoniato dai dati di aprile che mostrano altresì una “rotazione” degli acquisti dove sono soprattutto i vini europei a beneficiarne, con Francia in testa (+ 51% su aprile 2020), mentre i vini del Nuovo Mondo evidenziano cali a doppia cifra. Un recupero sul quale influirà ulteriormente anche la recente notizia dell’accordo tra Usa e Ue per una sospensione quinquennale di dazi e altre ritorsioni tariffarie tra le due sponde dell’Atlantico, anche se tale accordo andrà soprattutto a vantaggio degli altri vini europei, visto che quello italiano era già stato esentato dai dazi aggiuntivi legati al contenzioso Airbus-Boeing”.

Focus - OperaWine2021 by Vinitaly & Wine Spectator

Riservato ad operatori e stampa (ma solo su invito), il grand tasting del vino italiano vede primeggiare la Toscana, con 47 produttori selezionati, seguita da Veneto (23) e Piemonte (20), le tre regioni che insieme rappresentano oltre il 68% dell’export tricolore. A trionfare, nelle valutazioni di “Wine Spectator” per “OperaWine” 2021, sono i rossi, con ben 134 etichette in degustazione, a Verona (Gallerie Mercatali), in cui primeggia ancora una volta la Toscana trainata, tra le altre da 17 Brunello di Montalcino, il territorio più in alto per la rivista americana, tallonati dal Barolo (16). I vini bianchi contano 32 proposte, mentre completano la selezione le categorie bollicine (17) e vini passiti (3). Domani, 19 giugno, all’inaugurazione, saranno presenti, tra gli altri, il Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri, Manlio Di Stefano, e il presidente Ice, Carlo Maria Ferro. Domenica 20 giugno, “OperaWine” passerà il testimone a “Vinitaly Preview”, l’ulteriore evento che vedrà quasi 70 cantine, 5 Consorzi (Lambrusco Doc, Lessini Durello Doc, Prosecco Doc, Vini del Trentino, Sicilia Doc) e le Famiglie Storiche impegnati in un due sessioni di walkaround tasting e incontri con la domanda nazionale ed estera che ha deciso di essere a Verona.

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