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Panorama Economy

Pinchiorri: il signore dei Bordolesi. Da oltre 30 anni acquista vino in Italia e in Francia. Per passione. Ma soprattutto per arricchire la sua collezione di etichette pregiate e millesimi storici. Un patrimonio di 142.000 bottiglie che vale svariati milioni di euro. Né mancano i pezzi rari. Che possono costare come un appartamento a Milano ... I suoi tesori sono custoditi gelosamente sottoterra. Al buio. Fino a oggi poche persone hanno avuto il privilegio di visitare il sancta sanctorum di Palazzo Iacometti Ciofi a Firenze, dove è nascosto il vero patrimonio di Giorgio Pinchiorri: oltre 142.000 bottiglie di vino pregiatissimi ed esclusivi (bordolesi - premier cru, s’intende - Borgogna, Baroli, Masseto, Sassicaia), ma anche rarissime bottiglie californiane, spagnole e argentine … 200 tipi di vino, etichette pregiate e millesimi storici. Puro nettare per i palati esigenti della clientela internazionale che quando capita sulle rive dell’Arno, rende omaggio ai fornelli pluridecorati della signora Annie Féolde (tre stelle per Michelin, proprio come la guida Veronelli, e tre medaglie per il Touring nel 2004); raffinati gourmand, dal portafoglio capace, letteralmente sedotti dalle sue noci di capesante alla griglia “cotte come la trippa”, o dal risotto al limone e cipollotti con filetti di zucca. La cucina è il suo regno. Ma sotto, giù in cantina, il dominio ha i modi garbati di un sessantenne che si è fatto le ossa tra i vitigni piemontesi e le chai disseminate nelle provincia di Bordeaux, fino a costruire intorno alla sapienza del bere un piccolo impero economico, che vale “svariati milioni di euro”. Tutti liquidi, è chiaro. Una bottiglia da 150.000 euro. Il suo gioiello più prezioso è nascosto in fondo a un lungo e stretto corridoio, dove le pareti sono tappezzate da una geometrica scala di tappi colorati che spuntano dal bavero dell’etichetta. Dietro a una porta blindata e a un’altra inferriata chiusa a tripla mandata si apre un vero e proprio caveau. Nel silenzio più assoluto riposano pezzi unici al mondo, come la numero uno della riserva Romanée Conti del 1985, una bottiglia che vale quanto un bilocale nel centro di Milano: ultima quotazione 150.000 euro; o come lo Chateau d’Yquem del 1896 che sulla carta va da 1990 a oggi (escluse quelle del ’63 e del 091) di Petrus con valori che oscillano tra i 300 e i 35 mila euro. Pinchiorri ha cominciato ad acquistare vino più di 30 anni fa, quando nel 1973 aprì la sua enoteca. “Seguivo passo passo il conte Riccardo Riccardi che all’epoca importava vini per la Martini e Rossi” racconta Picchiorri a Economy. “Ma oggi i tempi sono cambiati: i produttori si sono fatti furbi e negli ultimi anni i prezzi dei grandi vini, dei premier cru bordolesi per esempio, sono saliti alle stelle perché si è aperto un mercato dalle potenzialità enormi, che ha le sue regole non scritte e che attira un sempre maggior numero di cultori da tutto il mondo”. Per Pinchiorri la passione per il vino si sovrappone al mestiere, sfiora con mani esperte una bottiglia di Malvasia di Nuz di Don Augusto Pramatton annata 1985 mentre spiega i meccanismi del sistema en primeur, “un modo di acquistare vino mutuato dagli inglesi e dai belgi che, subito dopo la guerra, compravano grandi quantità in barrique a un prezzo predefinito e generalmente più basso prima che le bottiglie venissero commercializzate”. Più recentemente, quando si è cominciato a parlare di “finanziarizzazione del vino” sono sorti strumenti sofisticatissimi che utilizzavano la stessa tecnica, anche se oggi in Italia i future sui rossi pregiati sono un fenomeno in via di d’estinzione. Un investimento che può fruttare il 300%. Il gioco sembra facile: si compra prima che il prezioso liquido venga affinato in bottiglia a un prezzo che, in media, consente un risparmio del 30% rispetto al valore che la stessa bottiglia avrà sul mercato. Ma può capitare che un semplice risparmio si trasformi in investimento azzeccato, capace di produrre per fornace che del 300%, come è successo negli ultimi cinque anni alle 600 etichette top bordolesi. “L’acquisto di vino en primeur non s’improvvisa” spiega Pinchiorri “richiede una profonda conoscenza della vendemmia, delle caratteristiche della terra d’origine del vitigno e soprattutto servono un gran fiuto e molta pazienza”.
Proprio come un investimento in Borsa, l’en primeur dà i suoi frutti, in media, dopo i primi cinque anni. E più invecchia più acquista valore, come un buon vino appunto. “Nel 1995 ho comprato quattro diverse etichette di chateau: Latour, Margaux, Haut Brion e Petrus, pagandole allora 70 mila lire a bottiglia” dice Pinchiorri, indicando una cassa di Pommerol Petrus. “Quando sono arrivate sul mercato, nel 2001, costavano 200 euro. Oggi le loro quotazioni vanno dai 400 ai 1000 euro, sempre che se ne trovino ancora in giro”.
Gli enologi alzano il prezzo. E’ un mercato clitarico, impenetrabile, geloso, quello dei grandi vini da invecchiamento. Il prezzo iniziale lo stabilisce il produttore insieme con i suoi courtier (una sorta di sensali ante litteram che hanno il compito - come si dice - di far incontrare l’offerta con la domanda): in questa fase Pinchiorri con i suoi sommelier acquista ettolitri di liquido rosso (in media 50 mila bottiglie all’anno) che potrebbero tradursi in un buono o cattivo affare. Saranno le papille di enologi del calibro di Robert Paker o degli esperti della rivista americana Wine Spectator a far schizzare in alto (o in basso) le quotazioni di un investimento che, comunque, resta sigillato dentro casse di legno per lunghi anni. Per non sbagliare, suggerisce sottovoce Pinchiorri, meglio rivolgersi a produttori seri, capaci anche di non vendere un’annata che è andata storta, come capita molte volte. “Poi ai miei clienti dico sempre di non farsi prendere la mano; perché a volte bastano in media 90 euro a bottiglia - en primeur - per aggiudicarsi un pezzo raro.

En primeur: risparmio assicurato del 30%

Solo i vini di altissima qualità. E’ questo il segreto della vendita en primeur “Tecnicamente” spiega Mako Onfermann, presidente di Wine Tip, società di consulenza specializzata nella commercializzazione di grandi vini, “di certificato en primeur garantisce al titolare il diritto di ricevere le bottiglie di vino acquistato tra l’affinamento in botte e quello in bottiglia a un prezzo prestabilito una volta completato il periodo di maturazione”. Questo sistema mette il compratore al riparo dagli aumenti che il produttore apporterà una volta che le bottiglie saranno immesse sul mercato. In genere, dopo un periodo fra i due e i cinque anni. “Non possiamo parlare di un investimento vero e proprio” spiega Alberto Cristofori di Wine Tip” si può ottenere comunque un risparmio che varia dal 30 al 60%.

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