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Panorama Economy

Il vino più premiato dagli americani ... La strategia di Cavit, fra classifiche e qualità globale. La casa trentina esporta l’80% dei prodotti tra Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Germania. E continua a crescere anche grazie aitanti riconoscimenti internazionali che vince con l’innovazione... «A coke and a Cavit, please». Ai degustatori doc l’abbinamento non piacerà, ma nei ristoranti di New York e di Washington il ritornello «una Coca-Cola e un Cavit» è il segno tangibile del successo dell’antica cooperativa vinicola trentina: secondo produttore italiano dopo Caviro (Tavernello), con 172,1 milioni di fatturato nel 2006 proveniente per l’80% da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Canada.
Dagli oltre 50 mila metri quadrati della cantina di Riva di Trento escono quei Pinot, Muller Thurgau, millesimati e rossi trentini che la prestigiosa competizione internazionale tedesca Mundus Vini ha celebrato assegnando proprio a Cavit il titolo di «Produttore europeo dell’anno», e che Restaurant Wine Magazine, la bibbia americana del settore della ristorazione, ha riconfermato per il terzo anno consecutivo come il marchio italiano più venduto negli Usa.
«I mercati internazionali apprezzano soprattutto la qualità del prodotto e di un’azienda che si sta evolvendo» spiega Adriano Orsi, neopresidente della società che oggi riunisce 11 cantine cooperative e che proprio nell’associazione dei piccoli produttori ha trovato la sua strategia contro la globalizzazione. «Il sistema della cooperazione è un elemento di moderazione del mercato duro e puro» precisa in proposito Orsi, «l’unico che garantisca attenzione alla persona, all’ambiente e alle tradizioni». Sono elementi fondamentali per Cavit, che rappresenta il 70% della produzione trentina, vale a dire 70 mila ettari di vigneti e 5.400 viticoltori, 70 milioni di bottiglie l’anno per oltre 100 etichette.
L’obiettivo è il Triveneto. Le ambizioni di Orsi, però, non si fermano qui. L’obiettivo, ora, è estendere i confini della cooperativa al Triveneto, dove già la casa intrattiene una decina di rapporti commerciali: «C’è volontà di cooperare e affinità culturale, e questa è la strada che dobbiamo percorrere per la crescita». Oltre, naturalmente, allo sviluppo di nuove etichette di qualità, destinate esclusivamente al mercato delle enoteche e della ristorazione. Sono quelle del «Progetto qualità Il Maso», che dal 2003 seleziona e dà vita ogni anno ai vini destinati alle grandi competizioni internazionali come i vicariati Rosso Trentino Doc, medaglia d’oro al concorso mondiale di Bruxelles, che vanno ad aggiungersi al Pinot grigio e al Pinot nero della Cavit collection entrati ai primi posti della classifica statunitense e ai tradizionali tre bicchieri che il Gambero Rosso conferma da anni all’Alpe Masi, riserva Graal.
Oggi il mercato di Cavit in Italia vale circa 30 milioni di euro, di cui il 65% è rappresentato dal canale della grande distribuzione e il 35% dall’HoReCa (il settore di hotel, restaurant e bar-caffè) e con un venduto coperto per un quarto dagli spumanti. Nel complesso, una produzione che per il 55% è composta da vini Doc, per il 40 da Igt (vini a indicazione geografica tipica) e per una fetta del 5% da vini da tavola. A questo traguardo Cavit è arrivata grazie a 50 anni di storia, ma anche a una precisa volontà di conciliare tradizione (nessun vitigno trentino è andato perduto) e innovazione. Un esempio? La certificazione di qualità e la collaborazione avviata con l’Istituto agrario di San Michele all’Adige, rinomato centro di sperimentazione vinicola, e ancora l’associazione del marchio al progetto «Banca del vino» del fondatore dell’associazione Slow food, Carlo Petrini, che seleziona e conserva i migliori vini italiani.
Infine, l’avvio del progetto chiamato «Panel di degustazione», che elegge tra i dipendenti Cavit un gruppo di assaggio qualificato. Un modo intelligente per coinvolgere i dipendenti diretti, ma anche per lanciare un messaggio preciso: produrre vino che ognuno berrebbe a casa propria. Questa attenzione ai particolari e alla qualità ha portato a risultati tangibili: il 2006 è stato chiuso con una crescita del fatturato del 6,6% e con un utile netto passato a 1,8 a 6,4 milioni.

Il bilancio in bottiglia
Nel 2006 il mercato italiano di Cavit è arrivato a circa 30 milioni di euro: per il 65% nel canale della grande distribuzione, mentre un quarto del fatturato proviene dagli spumanti.

Fatturato tot. 172,1 mln
Utile netto 6,4 mln
Mercato italiano 30 mln
Numero etichette 100

Autore: Antonella Bersani

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