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VERSO IL FUTURO

“Premio Bandiera Verde”: l’agricoltura innovativa e di qualità che riparte dal territorio

Il riconoscimento di Cia-Agricoltori Italiani. Tra i premiati le cantine Casale Vitali, nelle Marche, e Cantina Rinaldini, in terra di Lambrusco

Aziende familiari, spesso giovani e a conduzione “rosa”, capaci di mettersi in risalto puntando sul territorio delle aree interne in cui operano - non senza molte difficoltà - e sulla produzione di qualità, ma anche vocate all’innovazione e all’ecologia, in piena sintonia con i dettami della transizione verde e digitale in cui è impegnata l’Italia assieme al resto d’Europa: è il tratto distintivo dei nuovi “campioni dell’agricoltura”, eletti e premiati in Campidoglio, a Roma, oggi, dalla Cia/Agricoltori Italiani, con il tradizionale riconoscimento “Bandiera Verde Agricoltura”, assegnato a 10 aziende agricole top, scelte in base a specifiche categorie, oltre a 3 riconoscimenti a Comuni rurali virtuosi, 6 extra-aziendali e 3 premi speciali.
Un tris tutto al femminile, rappresentato dalle sorelle Sara, Maria e Giusi Praino, a capo con il padre Giancarlo dell’Azienda Agricola “Magisa” che, dal 2004, esalta le qualità organolettiche del riso coltivato nella Piana di Sibari (Cosenza), vincendo lo scetticismo di chi riteneva che il riso fosse un prodotto e una tipicità esclusiva del Nord Italia, ha, per esempio, vinto il premio nella sezione agri-woman e si è anche aggiudicata il “Bandiera Verde Gold”, il premio assegnato da Cia/Agricoltori Italiani al “campione dei campioni”. L’entusiasmo e il coraggio di provare nuove sfide imprenditoriali è, invece, emerso nel premio speciale andato all’azienda “Casale Vitali” a Montelparo nelle Marche, guidata dal giovane Gabriele Vitali, terza generazione di una famiglia che negli anni Sessanta del Novecento ha iniziato l’attività agricola puntando via via sempre più sulla viticoltura. Vitali, per riuscire a competere con successo sul mercato, ha fatto squadra con altre tre aziende del territorio (Geminiani, Vittorini, Di Ruscio) e puntato su un progetto innovativo: vinificare il Sangiovese in bianco.
Nel 2018 è stato, dunque, lanciato sul mercato il Deviango (in dialetto fermano significa “una persona che si veste di bianco”, ndr), “un bianco fresco, profumato, con la caratteristica particolare che ha gli aromi dell’uva rossa ma dal colore bianco - osserva, a Winenews, l’enologo che ha diretto il progetto, Matteo Lupi - un vino che va bene per aperitivi e primi piatti, ma soprattutto in grado di invecchiare in modo molto elegante, come i grandi vini francesi”. “La genesi del progetto è semplice - spiega Gabriele Vitali - avevamo questo sangiovese che nella nostra zona, su una collina 350 metri sul livello del mare, si comportava in maniera particolare; la parte esterna sui colorava giustamente, quella interna invece rimaneva più scarica. Non potendolo usare per un rosso di qualità, abbiamo iniziato a fare una vinificazione in bianco, sapientemente diretti dal nostro enologo, che ci ha fatto indirizzati verso un nuovo sistema di produzione, in realtà un processo semplicissimo: un’ossidazione controllata della parte antocianica del mosto stesso. Un processo produttivo che in Italia si fa con altri vitigni ma non con il sangiovese”. “Una sfida che abbiamo fatto facendo rete - aggiunge l’enologo Lupi – per dare anche più forza alla presentazione commerciale e alla comunicazione del prodotto. Siamo certi che i produttori del territorio potranno avere da questa produzione di uve un guadagno più alto rispetto a quello attuale che non copre le spese di produzione”.
Sangiovese, seppur “pallido”, ma anche Lambrusco Doc tra le “Bandiere Verdi 2021” della Cia/Agricoltori Italiani: quello per la sezione “Indicazione Geografica” è andato alla Cantina Rinaldini che sorge in piena area Lambrusco, tra Reggio Emilia e Parma, e si distingue per una produzione limitata nei numeri (100.000 bottiglie annue) ma di qualità, con il suo portabandiera Lambrusco Reggiano Doc. “Siamo un’azienda familiare fondata negli anni ’60 - racconta, a Winenews, Paola Rinaldini, che assieme al marito e al figlio Luca porta avanti l’azienda -, ci siamo sempre rivolti alla qualità, scelta controcorrente rispetto al nostro territorio che va su un tipo di produzione dai grandi numeri e destinata alla Gdo. Noi abbiamo scelto di puntare su produzione di nicchia e di qualità. Le nostre bottiglie sono molto richieste, un 40% le esportiamo all’estero, siamo presenti anche in Cina e Giappone”. “Piccoli e di qualità - conclude Rinaldini - ritengo sia un modello vincente, certo il lambrusco è un vino tecnologico, essendo una bollicina, e, poiché la tecnologia costa, puntare sul modello “piccoli e di qualità” è certamente molto più facile nel caso di una tipologia di vino diverso, tipo un vino tranquillo”.
Le aziende di famiglia sono una tipicità di quella Italia rurale che la Cia/Agricoltori Italiani vuole valorizzare: “puntiamo sempre sulle aree rurali del Paese - ha dichiarato il presidente Cia/Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - perché è dove, nonostante le difficoltà come la pandemia, e forse anche per queste, si sviluppa da tempo una tenacia produttiva degna di nota”. “E non c’è da meravigliarsi se l’approccio strategico per realizzare la transizione verde emerge in buone pratiche di aziende agricole, ma anche Comuni o Parchi e progetti, attivi lungo la dorsale appenninica. C’è grande attenzione per soluzioni ecologiche e tecnologiche. Consapevolezza del valore delle produzioni territoriali di qualità, biologiche e certificate. Ed è ciò che, oggi, con “Bandiera Verde Agricoltura”, è stato giusto premiare, perché su di loro occorre investire”. Le aree rurali interne in Italia comprendono il 53% dei Comuni (4.261), pari al 60% della superficie nazionale, con una popolazione di oltre 11 milioni di persone che svolgono la loro attività nonostante molteplici difficoltà infrastrutturali e nei servizi. Una superficie dove si sviluppa il 40% delle aziende agricole. Temi come la tutela delle foreste contro il cambiamento climatico - ha aggiunto Scanavino - la salvaguardia del suolo contro il dissesto idrogeologico, il risparmio idrico e basso impatto ambientale grazie alle nuove tecnologie, ma anche equità e dignità sociale, rilanciati dai recenti G20 e Cop26, trovano, dunque, lungo la dorsale appenninica e tra le sue imprese agricole, molti casi esemplari che meritano premi, ma anche sostegno concreto”. Esempi di tradizioni familiari vincenti sono l’azienda olivicola umbra “la Stoica”, premiata nella Sezione “Agri-Young”, che punta sull’ecologia e la ricerca della qualità. Al timone dell’azienda, due giovani cugini che hanno puntato tutto sugli uliveti autoctoni e bio, per un olio dall’impronta etica e sostenibile, prodotto con le migliori tecnologie per salvaguardarne ogni proprietà organolettica. Ancora, ai fratelli Vannotti, produttori di riso nel Monferrato, che hanno puntato su innovazione e sviluppo tecnologico della risicultura, garantendo oltre alla qualità anche la totale tracciabilità su tutti i processi di produzione, è andato il premio della sezione “AgriInnovation”.
Il Premio speciale per la best practice nell’innovazione agricola e della sostenibilità ambientale è andato all’azienda agricola dei Castelli Romani “The Circle”, nata nel 2017 dalla scommessa di quattro giovani imprenditori. “The Circle” ha realizzato il più grande impianto acquaponico d’Italia, creando un modello di produzione di cibo sostenibile e competitivo. L’azienda, che si sviluppa su 4500 mq di serra, sta diventando leader nel settore dei cibi organici e di vertical farming. L’agricoltura sociale ha trovato il suo campione, e ricevuto la Bandiera Verde per la sezione “Agri-Welfare”, nella Fattoria “Le Pecore Gialle”, tra Perugia e Terni, che ha per obiettivo l’inserimento lavorativo per disabili, migranti e richiedenti asilo, all’interno di una struttura agrituristica che ospita esperienze di co-housing, attività formative e socio-ricreative.
Quanto alla Sezione Agri-Cinema, il Premio Bandiera Verde é andato a “I Villani”, film documentario di “Donpasta”, ovvero Daniele De Michele. Il film racconta l’incontro del regista, in diverse località del Paese, con otto produttori di alimenti sani, determinati ad andare avanti nonostante più di un ostacolo. Racconto innovativo e originale - ha sottolineato la Cia/Agricoltori Italiani nella motivazione del Premio - che dà valore all’enogastronomia Made in Italy, richiamando anche gli aspetti più culturali.
Come ogni anno, poi, finestra sul mondo con la Bandiera Verde Sezione Agri-Med che, quest’anno, va a un’azienda tutta al femminile del villaggio di Zarat, sede di una delle ultime Oasi costiere del Mar Mediterraneo e premiata perché dimostra quanto i sistemi locali agricoli e alimentari riescano a salvaguardare paesaggi e popolazioni. L’Agri-Press, invece, va quest’anno al “Gambero Rosso”, per l’istituzione della sezione “International”, divenuta, anche attraverso il portale web, punto di riferimento nei percorsi di valorizzazione, nel mondo, del cibo italiano e del suo legame con i territori che lo rappresentano. Infine, per “Bandiera Verde 2021”, Cia/Agricoiltori Italiani è tornata a premiare anche Amatrice e il suo Centro di Formazione Professionale Alberghiero, nella sezione Agri-School, per l’impegno e la determinazione ad arginare l’abbandono di un territorio martoriato dal terremoto.

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