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Bollicine da Festa… Non si può raccontare la Franciacorta senza evidenziare storia e qualità di una terra che ha reso lo spumante un’eccellenza del Made in Italy nel mondo… Non sarà assurta ai livelli della Champagne, come da più ottimistiche previsioni di una ventina di anni fa, ma resta pur sempre un distretto spumantistico internazionale di primissimo livello, oltre che, naturalmente, la capitale italiana delle bollicine. La Franciacorta, un territorio un vino, orgoglio bresciano e di tutta la Lombardia. Una denominazione da sempre all’avanguardia e che non smette mai di innovare. Era stato così a metà anni ‘90, quando si inventò il marchio e la tipologia Satèn, per ottenere un prodotto dalla bollicina più fine grazie alla minore pressione in bottiglia; è di nuovo così adesso, con l’approvazione lo scorso ottobre del nuovo disciplinare del Franciacorta Rosé, la cui misurazione delle varietà cromatiche non si baserà più sull’occhio nudo ma la Franciacorta è una perla dell’analogia internazionale poggerà su un metodo scientifico. Passaggi fondamentali, quelli guidati dal Consorzio di tutela guidato da Silvano Brescianini, per restare in sintonia con i sempre mutevoli gusti dei clienti, in un mercato, quello delle bollicine rosè, che per il Franciacorta nel 2022 rappresentava già il 10% delle vendite totali (20 milioni e 200mila bottiglie) e ad agosto 2023 era salito al 12,2, con volumi stabili rispetto al 2022. Un territorio nel bicchiere per 19 Comuni protagonisti.  Un logo inconfondibile, la effe merlata, contraddistingue i vini della Franciacorta - alla cui guida dell’omonimo Consorzio c’è Silvano Brescianini - e si rifà alle antiche torri medievali, caratteristiche dei 19 comuni che ne fanno parte: Adro, Brescia (parte), Capriolo, Cazzago San Martino, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Orne, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo Salano e Roveto. Del resto parliamo di una perla dell’enologia italiana e internazionale, con cantine di primissimo livello che, nelle loro differenze di stile e storicità, contribuiscono tutte a mantenere alta la qualità media del brand Franciacorta. Ca’ del Bosco, uno dei big della denominazione, è stata eletta European Winery of the Year 2023 dalla prestigiosa rivista americana Wine Enthusiast. L’ultimo gioiello della cantina fondata nel 1968 è la ‘Cuvée Annamaria Clementi R.S.1980’, un vino nato dalle mani dello storico chef de cave André Dubois, uscito ora sul mercato dopo ben 42 anni di affinamento sui lieviti. Restando in tema, il ‘Franciacorta Extra Brut CruPerdu Docg Grande Annata 20161 di Castello Bonomi è entrato nella top 10 della classifica dei 100 migliori vini 2023 stilata dalla rivista. Altra bottiglia da tenere presente della cantina oggi di proprietà del gruppo Casa Paladin è la ‘Cuvée 1564 Brut Nature Millesimato 2017’, blend dove il vitigno autoctono franciacortino Erbamat raggiunge il 10%, la percentuale più alta mai utilizzata finora. Tra le cantine ‘di mezzo’ della storia franciacortina, vale la pena citare Muratori, nata nel 1999 come Villa Crespia - dal nome della tenuta - e ribattezzata quest’anno col cognome familiare. Attività di rebranding e di sostanza con l’uscita sul mercato delle prime cuvée curate dal celebre enologo Riccardo Cotarella. Infine, la generazione Z della Franciacorta, rappresentata da Terre d’Aenòr. Storica realtà di conferitori, dal 2017 ha cominciato a vinificare in proprio sotto la guida della giovane Eleonora Bianchi, distinguendosi subito per la qualità e la personalità della produzione.

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