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Quotidiano Nazionale

La regina delle Langhe … Dal Dolcetto al Barbaresco: Luciana Agnello produce tutta la gamma di vini che questo territorio può offrire… Dalla vendita porta a porta di vino imbottigliato artigianalmente, senza ancora avere una vera e propria cantina, a un impero da mezzo milione di bottiglie l’anno nel cuore delle Langhe, una delle capitali mondiali del vino. Una lunga strada quella percorsa da Luciana Agnello, direttrice generale della Salvano di Diano d’Alba, una delle cantine più grandi e strutturate del Piemonte, produttrice di tutta la gamma di vini che questo magnifico territorio può offrire: Dolcetto e Nebbiolo, Barbera e Barbaresco, Roero Arneis e Chardonnay. Circa 500 mila bottiglie prodotte per la maggior parte dai vigneti di proprietà e in affitto, più una piccola quota proveniente dal conferimento uve dei contadini del circondario. Bottiglie che per due terzi prendono la via dell’Italia e per il 30-35% finiscono su tavole estere, Europa ma anche Stati Uniti e Asia. La particolarità è che solo una quota minoritaria raggiunge enoteche, ristoranti e i locali del circuito Ho.Re.Ca: la maggior parte è appannaggio di clienti privati, professionisti a partita Iva che le ordinano magari per eventi o regali aziendali. Per spiegare il perché di questo particolare tipo di business bisogna andare alle origini della storia vincola di Luciana Agnello, quando a cavallo degli anni Ottanta, con il marito Piero Sobrero e a una coppia di amici, tutti insieme si sono messi in testa di comprare e imbottigliare i vini della Salvano, un’azienda agricola del posto che ai tempi vendeva ancora prevalentemente sfuso. “Si andava letteralmente a bussare alle porte delle aziende — racconta Agnello — soprattutto milanesi e brianzole perché lì c’erano i soldi. Il vino lo pagavamo tutto alla consegna e non sapevamo se saremmo riusciti a venderlo: fortunatamente le cose sono andate bene e, una volta consolidata una rete di clientela, abbiamo comprato le prime attrezzature per effettuare noi la vinificazione e nel 1991 abbiamo realizzato la cantina che ancora oggi è il fulcro nella nostra azienda”. Nel frattempo alcune cose cambiano, dall’uscita di scena della coppia di amici al divorzio tra Luciana e il marito, che tuttavia restano insieme sul lavoro consolidando la Salvano. “Lui si occupava della parte commerciale, io dell’amministrazione — spiega la direttrice generale – poi negli ultimi anni anche lui si è disimpegnato e sono subentrati i nostri figli: Massimo, 45 anni, che segue la parte commerciale estera e Alessio, 35, responsabile del mercato italiano”. A supervisionare tutto lei la signora delle Langhe, alla guida di un’azienda che, oltre naturalmente a tutte le figure tecniche dall’agronomo all’enologo, vanta una rete di 15 agenti monomandatari, 13 addetti alla divisione cali center per gestire le vendite telefoniche e due persone che si occupano per tutto l’anno di lavorare manualmente bottiglie di vini pregiati con ceralacca, cordoncini e monete storiche. Perché vero che l’abito non fa il monaco ma, trattando principalmente con clienti privati, il packaging e la presentazione della bottiglie contano molto. “Facciamo etichette particolari — spiega Agnello — con la ceralacca e le monete sabaude. Abbiamo anche tutta una parte dedicata alle confezioni d’autore, con un sito ad hoc, di grande eleganza e personalizzabili secondo le esigenze del cliente. Ce n’è una cui sono particolarmente legata, la Libro Vinorum, che si presenta e si apre proprio come fosse un libro”. Il tutto senza ovviamente trascurare il contenuto, perché se il vino non è buono, tutto il resto ha poco senso. “Come molti langaroli, vengo da una famiglia contadina — rivendica Luciana — sono cresciuta con galline, polli e conigli in cortile. Da bambini, quando si tornava da scuola andavamo a dare una mano sui tralci, in vigna c’era sempre qualcosa da fare. Sappiamo cos’è il vino, anche come Salvano siamo migliorati di pari passo con la crescita qualitativa di tutto il vino piemontese, oggi conosciuto a apprezzato in tutto il mondo. Produciamo vino di fascia medio-alta, le nostre bottiglie costano dai 6 ai 14 euro, esclusi ovviamente i Barolo e i Barbaresco per i quali si parte da 30 per arrivare anche a 80-90 euro per le bottiglie più pregiate”.

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