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Quotidiano Nazionale

L’export fa volare il vino italiano … Record storico (+5,2%) e previsioni di un’ottima annata. Migliora la qualità... L’anno scorso fu vendemmia abbondante: 52,6 milioni di ettolitri (secondo i dati Assoenologi), circa il 24% in più rispetto allo scarsissimo millesimo 2017, uno dei livelli più bassi degli ultimi 50 anni, causa eventi climatici particolarmente sfavorevoli. Il 2019 secondo le primissime stime delle organizzazioni agricole vedrà una quantità in diminuzione del 6%, ma, avverte Confagricoltura, “grazie ad una primavera fredda e piovosa e un inizio estate caldo e secco, la qualità dell’uva è ottima e foriera di una produzione di vini potenzialmente eccellenti”. La vendemmia comunque entrerà nel vivo in tutta Italia solo dal 20 agosto in poi. Ieri il via alle danze lo ha dato la Sicilia coi primi tagli delle uve Pinot grigio nel Trapanese. Fra dieci giorni invece si comincerà a tagliare in Veneto il Pinot grigio e lo Chardonnay per le basi spumante, fa sapere Coldiretti regionale, mentre per le uve Glera (quelle del Prosecco) “la scadenza è ancora più in là. Si parla della prima decade di settembre”. Il centro studi Confagricoltura azzarda pure una mappa del calo delle quantità da raccogliere, particolarmente sensibile in Friuli Venezia Giulia (-20%), in Umbria (-13%), in Veneto e in Campania (-12%) e in Trentino Alto Adige (-11%). Andrebbero invece in controtendenza Lazio (+ 16%), Molise ( +10%) e Calabria ( +9%). L’anno scorso la regione più produttiva fu il Veneto con 12,1 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (9,7 milioni) ed Emilia Romagna (8,4 milioni). A ruota segue la Sicilia con circa 5 milioni di ettolitri. Il calo delle quantità — se confermato — va incontro alla tendenza in atto nelle principali denominazioni del paese, che è quella di limitare le quantità perché le cantine sono ancora piene delle giacenze del 2018, che pesano sul mercato e sui prezzi. A fine maggio 2019 — secondo la rivista Vite & Vino — le giacenze di vini Doc erano di quasi 38 milioni di ettolitri, il 20% in più rispetto all’anno prima. Particolarmente importanti i quantitativi invenduti di Prosecco Doc (+ 31,7% rispetto all'anno prima), di Pinot grigio-Doc Venezie (+45,6%), di Lugana Doc ( + 29,2%). E i Consorzi si stanno comportando di conseguenza: la Valpolicella ha ridotto le rese e ha bloccato gli impianti per 3 anni; il Lugana Doc ha chiesto lo stoccaggio così come il Prosecco Doc. Con i consumi interni fermi, le cantine non hanno alternative che spingere sull’export grazie anche al sostegno alla promozione dei fondi comunitari (100 milioni annui). I risultati si vedono: nel primo quadrimestre dell’anno Coldiretti segnala un aumento dell’export enoico del 5,2% rispetto al 2018, in particolare nel Regno Unito (+ 6% in valore, effetto Brexit), in Germania e negli Usa. Sull’America, nostro primo cliente extra Ue, pesano le ombre dei dazi minacciati da Trump: un problema per il nostro vino, che fattura oltre oceano qualcosa come 1,5 miliardi. Infine una buona notizia: nella torre di Babele dei dati sulla produzione di vino si è deciso di fare chiarezza. Il 4 settembre nella sede del ministero agricolo UIV-Unione Italiana Vini, Assoenologi e Ismea annunceranno di unire le forze per fornire un quadro completo e dettagliato delle previsioni vendemmiali, onde dare certezze alle imprese del settore (e dati attendibili ai giornalisti). L’anno scorso tra i dati “ufficiali” dell’Istat e quelli del ministero sulla vendemmia 2017 c’era una differenza di 3,6 milioni di ettolitri.

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