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Quotidiano Nazionale / La Nazione

Un’arca di Noè per salvare i frutti in via d’estinzione … La storia. L’archeologa arborea... C’era una volta un signore che girava per colline e per montagne a osservare le piante da frutto e a catalogarle per età. “Quel signore era mio padre e ora la sua missione la porto avanti io”. Isabella Dalla Ragione (nella foto), agronomo e collaboratrice all’università di Perugia, è la presidente della Fon-dazione archeologia arborea, “che non è una scienza e nemmeno una disciplina - mette subito le mani avanti - ma soltanto un nome”. Nome suggestivo, peraltro, e nemmeno fuori luogo. “Perché, in fondo, facciamo come fanno gli archeologi che partono da un piccolo vasetto trovato in una scavo e da lì ricostruiscono una storia”. Isabella ricostruisce dalle piante la storia di un territorio, preservando varietà altrimenti perdute per sempre. La sua azienda a Città di Castello è come un’arca di Noè, “una collezione di piante avviate all’estinzione, non tre per ogni specie perché una mela è comunque una mela, ma tre per varietà”. E di varietà ne ha messe insieme 150, solo fra Toscana e Umbria. Prendiamo la ciliegia bianca che arricchiva le tavole del Cinquecento e che tanti artisti hanno immortalato nei loro dipinti: “E la cosiddetta moscatella - racconta Isabella -. Oggi nessuno più la coltiva, nell’immaginario la ciliegia è rossa e solo quella ha un valore commerciale. Ma che soddisfazione salvare un frutto che nella storia ha ispirato grandi pittori”. Cinquecento piante dimorano nell’azienda di famiglia, varietà che risalgono ad almeno due secoli fa e che ora agonizzano sparute nell’Italia centrale. “Si trovano solo in zone di montagna, anche in Valtiberina, ma sono sempre più rare perché i contadini le tagliano non essendo produttive”.
Isabella le cerca con pazienza certosina: “Non è facile individuarle, ci affidiamo alle testimonianze di vecchi agricoltori ma anche alla ricerca di archivio, setacciando i documenti storici”. Una volta recuperata la pianta, “la riproduciamo e la rimettiamo sul terreno in tre esemplari per non correre il rischio di perderla”. Così facendo sono arrivati a cinquecento gli alberelli “e la varietà più antica è di un pero che risale a trecento anni fa”, vale a dire l’esatta aspettativa di vita di questa pianta, che è la più longeva tra gli alberi da frutto. Non è sola, Isabella Dalla Ragione che, per inciso, è premio Nonino 2016, a coltivare 1’“insana” passione. Anche se in Italia non esiste una rete vera e propria di persone che si dedicano alla stessa missione. Ma per tutti gli interessati c’è un sito specifico oltre a una pagina Facebook raggiungibile digitando Fondazione archeologia arborea. Buon divertimento.

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