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Quotidiano Nazionale / La Nazione

Barriere all’export di vino italiano “Nuove forme di protezionismo” ... I produttori chiedono sostegno per crescere nei mercati internazionali... Un protezionismo subdolo, fatto di nuove forme di barriere agli scambi, di tipo tecnico, non tariffarie, alle quali i governi fanno un crescente ricorso per proteggere il proprio mercato. Ostacoli spesso difficili da rimuovere, con costi crescenti per le imprese che operano sui mercati internazionali. È stato questo il tema di fondo del convegno che si è tenuto ieri all’Accademia dei Georgofili a Firenze, dal titolo “Sviluppo e barriere al commercio internazionale del vino: Ue - Russia - Cina”. Per superare questi ostacoli al commercio, nuove forme di moderno protezionismo, molti produttori fanno ricorso a quella che viene definita la tecnica del jumping, del salto: varcare il confine e andare a produrre direttamente sul mercato o sui mercati in cui si vuole vendere. “Anche noi sottolinea Piero Antinori - siamo andati a produrre all’estero. È un modo per superare quelle nuove forme di barriere al commercio che ci penalizzano”. La tecnica del jumping, appunto. “La situazione è paradossale - ha detto il professor Davide Gaeta dell’università di Verona e membro dell’Accademia della vite e del vino - perché davanti al successo del vino italiano e europeo ci troviamo davanti all’assenza delle istituzioni. Le barriere che in passato erano principalmente tariffarie adesso sono anche di tipo tecnico: come gli standard, le certificazioni e i controlli che rendono molto onerosa l’esportazione in quanto aggravano le imprese di costi aggiuntivi”. Nonostante gli ostacoli e le barriere al commercio, Antinori resta comunque ottimista perché “il vino sta crescendo nel mondo”. Lamberto Frescobaldi, da parte sua, richiama anche la necessità “di una maggiore reazione da parte dell’Unione europea e dei governi”. Tra i partecipanti al convegno - il dibattito è stato moderato dal direttore de La Nazione, Francesco Carrassi - Rosario di Lorenzo, vicepresidente dell’Accademia della Vite e del Vino, Stefano Bianchi, presidente di Foragri - Fondo Paritetico Nazionale per la Formazione Continua in Agricoltura, Jean Marie Cardebat dell’università di Bordeaux, Jon Hanf dell’università di Geisenheim, Piero Antinori, Lamberto Frescobaldi, Ernesto Abbona e Valentina Nikolaevna Ivanova, rettore università statale di tecnologia e di gestione delle imprese agroalimentari di Mosca. “Nei primi 10 mesi di quest’anno - ha detto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta - l’Italia del vino è cresciuta in Cina di quasi il 20% in valore”.

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