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Quotidiano Nazionale

Un tesoro in cantina … Stappare una bottiglia di Sassicaia. Magari del 1978, o dell'85, le annate vicine alla perfezione. E nel calice vedere il volto di Giacomo Tachis, con “gli occhi chiari, lo sguardo tagliente e il sorriso appena accennato, tipici delle persone che hanno sempre da scoprire”, così lo ricorda lo storico Zeffiro Ciuffoletti. Sentire nell'aroma lo spirito da piemontese cortese e schivo di chi, un po' come il Napoleone del “Cinque Maggio” manzoniano, ha dato il nome a un'epoca. Ha battezzato il rinascimento del Vigneto Italia. Dalla Toscana all'Etna, dalle Dolomiti alla Sardegna. Toccherà a pochi, e sarà un evento. In scena questa settimana da Bolaffi, a Torino: giovedì 16 e venerdì 17. Un'asta da 660mila euro, con bottiglie da capogiro in mezzo alle quali spicca una collezione tutta particolare. La cantina di Giacomo Tachis. Ilaria, la figlia, minuta signora dall'eloquio pulito e discreto proprio come il padre al quale ha dedicato non a caso il “Giacomo”, vino di punta della sua azienda (produce anche lei, a San Casciano Val di Pesa), si è decisa al passo doloroso ma necessario. Il secondo, dopo che cinque anni fa lui stesso mancato poi il 6 febbraio 2016, a 83 anni affidò la sua biblioteca alla Fondazione ChiantiBanca: 3.500 volumi con tutti i faldoni che custodiscono le “ricette” dei suoi vini più famosi, il Sassicaia di Incisa della Rocchetta e il Tignanello o il Solaia o il Muffato per Antinori, il Turriga di Argiolas o il Terre Brune di Santadi, il San Leonardo della Tenuta San Leonardo, il Pelago di Umani Ronchi, il Vigna d'Alceo del Castello dei Rampolla, il Mille e Una Notte di Donnafugata. Libri sul vino, ma anche tutta la cultura di un uomo di grande spessore: il Principe degli Enologi non era un tecnico arido e chimico, ma un umanista colto e raffinato, uno che ricordava Archestrato di Gela come inventore della gastronomia e Michele Savonarola, medico e nonno di Fra' Girolamo, come assertore del valore nutritivo dell'olio di oliva. Un vasto sapere, racchiuso anche nella cantina che va all'asta. “Ho dovuto spostare i vini di papà nella mia cantina, ma non c'era spazio per tutti. E poi, ho pensato che queste grandi bottiglie è giusto che vengano bevute dagli appassionati, noi non possiamo farlo da soli”, spiega Ilaria Tachis, che lascia un delicato e appassionato racconto - ricordo nel catalogo dell'asta, già solo quello varrebbe la pena conservare. E aggiunge: “Ho pensato anche che al babbo avrebbe fatto piacere, come gli farà piacere che pane del ricavato dell'asta andrà in beneficenza, in pane all'associazione Luca Coscioni, che si occupa di temi come le libertà civili ed i diritti umani, la ricerca scientifica, le scelte sul fine vita e così via, che ai miei genitori stavano particolarmente a cuore, e in pane alla comunità di San Casciano Val di Pesa”. Tanti lotti, un'ottantina, con bottiglie di grandi griffe delle più belle del Vigneto Italia: nomi come Gaja e Bartolo Mascarello, Castello di Ama e Ornellaia, Montevertine e Biondi Santi, e molti altri, per la gioia dei palati più fini. La chicca, una verticale di Sassicaia dalle prime bottiglie del 1968 al 2003, base d'asta 4.200 euro. Nemmeno tanto, per celebrare una indimenticabile anima del vino.

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