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Quotidiano Nazionale

Vino, produzione in picchiata. Ma è un’annata di grande qualità … Gelate di metà aprile e siccità estiva: il calo va dal 20% al 50%... Produzione in calo ma qualità alta. Però i mercati tengono, anzi qualcuno registra anche il segno più, e i movimenti dello sfaso -gli acquisti tra aziende - mostrano interessante vivacità. E intanto si plaude alla Regione che ha deliberato lo stato di calamità, nell’attesa che anche il ministro Martina lo formalizzi. Solicello pallido, sulla foto - affresco della stagione 2017 nel Vigneto Toscana: sarebbe andato tutto bene, senza le gelate tardive di metà aprile (sottozero il 19, appena sopra le due notti successive, e addio germogli) e senza il gran secco e la calura dell’estate. Che hanno provocato il segno meno sulla produzione complessiva: il dato definitivo non c’è ancora, manca una settimana al 15 dicembre, giorno di chiusura delle denunce produttive dalle aziende all’Artea, l’Agenzia regionale che paga i contributi dai fondi europei e quindi tiene i conti di tutta l’agricoltura. Il dato definitivo non c’è, ma le stime dei produttori e dei consorzi ci si avvicinano di molto. E danno l’immagine di una Toscana a macchia di leopardo, che ha appunto sofferto le due congiunture climatiche di aprile e luglio - agosto, ma ha poi risentito positivamente della stagione a settembre, con le piogge e il sole e le discrete escursioni termiche, che in qualche modo hanno riequilibrato i danni, soprattutto per le vigne coltivate a sangiovese, in fondo l’uva principe dei nostri grandi rossi, e la più tardiva a maturare. E così appare forse troppo allarmistica la proiezione lanciata il primo di settembre dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, che stimò per la Toscana una perdita del 45 per cento a 1,660 milioni di ettolitri contro i 3,025 milioni del 2016. Un dato, questo, che comunque riemerge in qualche stima. Sentiamo Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chiami, la denominazione più vasta della regione con i suoi 100 milioni di bottiglie: “A causa dell’andamento climatico - dice abbiamo avuto perdite che vanno dal 20 al 50%. Questo porterà dei grossi problemi ad affrontare il 2018”. Dato pesante, ma da tutti gli angoli della Toscana il grido è quello, e il conto più o meno idem: al Chianti Classico parlano di meno 20-30, a San Gimignano del 30, in Maremma pure, con punte che tornano al -50 nell’area del Montecucco, sotto l’Amiata. Sempre ringraziando il recupero di settembre, che oltretutto, dicono quasi a una voce i direttori del Chiariti Classico e del Brunello, Carlotta Gori e Giacomo Pondini, ha rallentato il raccolto e riequilibrato profumi, acidità e grado zuccherino delle uve. Con un’attesa, appunto, che promette qualità. E mentre tra gli enoappassionati si accende l’interesse per Cantine Aperte, da oggi a domenica, le indicazioni dai mercati restano buone. Il Chianti, annuncia Busi, chiude il 2017 con un +5% nelle vendite. A Montalcino le cantine hanno ormai imbottigliato e venduto tutto il 2012.

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