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Repubblica / Affari & Finanza

Moretti: “Così mille ettari diventano un tesoro” … Parla il presidente del gruppo che vanta la più grande tenuta vitivinicola d’Italia: “puntiamo sui mercati esteri, il potenziale di quello cinese resta ancora enorme”... “Il denaro è denaro, va e viene. Lo dico sempre ai miei amici: bisogna investire nella terra, che mantiene il valore. Io ho sempre creduto nella terra e oggi cominciamo ad averne tanta: abbiamo la più grande tenuta vitivinicola d’Italia, una delle più grandi d’Europa”: Vittorio Moretti, presidente del Gruppo Terra Moretti, realtà di riferimento nel panorama vitivinicolo italiano con i brand Bellavista, Contadi Castaldi, Petra e Tenuta La Badiola, parla con entusiasmo della nuova avventura che ha intrapreso dopo l’acquisizione degli oltre 600 ettari delle tenute della Campari: Sella & Mosca, brand noto nel mondo con vini simbolo della Sardegna, e Teruzzi & Puthod, sinonimo di Vernaccia di San Gimignano. “Tra nuovi vigneti e impianti arriviamo a superare i mille ettari di terra vitata, di proprietà o in conduzione, tra Franciacorta, Toscana e Sardegna; siamo diventati la quarta realtà italiana per dimensioni”, racconta Moretti. L’operazione è stata portata a termine con due partner, Simest, la società per lo sviluppo estero delle imprese italiane, e il fondo Nuo Capital della famiglia Cheng Pao di Hong Kong, che avrà il 30% di Terra Moretti Distribuzione, costituita un anno fa per le strategie distributive.
Ovviamente puntate a crescere all’estero?

“Accelerare gli investimenti e l’espansione all’estero dei nostri vini è il nostro programma triennale. Solo recentemente abbiamo investito 7 milioni per le strutture e il magazzino e continuiamo a farlo sullo sviluppo all’estero: deve arrivare al 40% dei ricavi. I mercati nel mirino sono Stati Uniti, Giappone e Far east. L’export è fondamentale per il nostro settore e in particolare l’export nei paesi, come la Cina, dove il potenziale di crescita del mercato è enorme. Affrontare la crescita su questi mercati con un partner locale solido fa la differenza”

Adesso il vostro portafoglio di etichette è molto diversificato. State pensando di semplificare e riorganizzare la gamma?

“Sì, indubbiamente, una semplificazione per integrare meglio tutte le etichette con un riposizionamento sulla fascia alta di alcuni vini più importanti di Sella& Mosca e di Teruzzi & Puthod, che non fa solo Vernaccia ma anche bianchi e rossi di alta gamma, come Terre di Tufi, Arcidiavolo, Peperino”

L’attenzione sulla terra vuole dire che perseguite anche una maggiore attenzione alla produzione di vini biologici?

“Sì, è partita da tempo la conversione delle nostre terre e vogliamo arrivare a una produzione completamente sostenibile”.

La sua azienda nasce nelle costruzioni e poi si è diversificata nel vino e nei relais. Business diversi, conti separati.

“Terra Moretti Distribuzione è controllata dalla Holding Terra Moretti, di proprietà della famiglia, che gestisce anche il business alberghiero con L’Albereta di Erbusco e L’Andana a Castiglione della Pescaia. Noi chiudiamo il 2016 con 3 milioni di bottiglie, ma con le due nuove aziende arriviamo a 9,6 milioni, per un fatturato di 64 milioni di euro, ma puntiamo a raggiungere gli 80 entro quest’anno”

Vini ma anche relais. A Erbusco avevate all’Albereta Gualtiero Marchesi, il re degli chef. E alla Badiola, nella tenuta Petra, in Toscana, eravate partiti con Alain Ducasse, tra gli chef più famosi al mondo. Un cambio di rotta?

“ In un certo qual modo sì, ma semplicemente perché cambiano i gusti del mercato. LeoneFelice è il nuovo ristorante de L’Albereta dove Fabio Abbattista, executive chef, propone sempre una cucina basata sull’eccellenza della materia prima, che in parte arriva direttamente dalla collina Bellavista. Accanto, abbiamo pensato anche a un bistrot, una struttura più snella, più easy. Alla
Badiola abbiamo Enrico Bartolini, che ha preso subito la Stella Michelin anche per la nostra Trattoria Toscana, il ristorante interno”.

Lo scorso anno è diventato anche presidente del consorzio Franciacorta. L’Expo ha dato un’accelerata alle bollicine del Lago d’Iseo. E l’installazione di Christo ha fatto segnare un boom. Le sue strategie?

“Proseguire con la spinta all’export che è ancora solo il 10%. Continuità con l’operato di Maurizio Zanella. che mi ha preceduto: abbiamo condiviso un percorso che ha dato solidità e anche appeal al nostro territorio. Approfondiremo i valori di fondo della viticoltura e dell’enologia, con una particolare attenzione all’ambiente e al paesaggio”.

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