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Repubblica - Cibo

L’Asti raddoppia per piacere di più … Per tutto l’anno, e per tutti i piatti o quasi. Lo spumante dolce, dopo il Secco, modificando il disciplinare diventa ancora più dry. E perfino Metodo classico... Finora lo avete abbinato alla torta paradiso e alla millefoglie. Ai panettoni, alle colombe, ai dolci da pasticceria e ogni ben di dio formato dessert. Ma a breve non sarà più così. O meglio non sarà più solo così. In una nuova veste sarà adatto anche ad aperitivi, piatti freschi e pasti salati. Parliamo del vino spumante Asti, una docg prodotta nei 10mila ettari vitali di uva moscato che si estendono tra le province di Alessandria, Cuneo e, ovviamente, Asti. Il Consorzio omonimo di tutela è pronto con il nuovo disciplinare che amplia la gamma dei tipi ammessi nella produzione degli spumanti. La novità sta nel “taglio” del grado zuccherino residuo nelle bollicine. L’obiettivo del consorzio è di conquistare un pubblico più giovane, che scelga le bottiglie piemontesi non solo per accompagnarle con il dolce. E rendere i vini più adatti alle esigenze e ai gusti in perenne evoluzione di un pubblico sempre più globale. Il procedimento per la modifica del disciplinare è in corso al ministero delle Politiche Agricole. Il disciplinare permetterà la produzione di nuove tipologie - Brut, Extra Brut e Pas Dosé - arrivando così a un totale di otto, tante sono le varietà ammesse per la produzione dello spumante. Tra l’una e l’altra cambia la quantità dello zucchero residuo in bottiglia. Quindi lo spumante secco si affiancherà definitivamente a quello dolce. Tutto dovrebbe arrivare a compimento con la prossima vendemmia. Sempre per quanto riguarda l’Asti docg con basso residuo zuccherino, le nuove regole permetteranno di utilizzare per la produzione, oltre al metodo Martinotti (dove la rifermentazione si ottiene in autoclave), anche il metodo classico, ovvero quello dove la fermentazione avviene direttamente in bottiglia secondo le regole champenois. Un affinamento tecnico di cantina che, secondo il consorzio, può esaltare ancora di più le caratteristiche dell’uva moscato con la quale vengono prodotte le bottiglie Asti. A dire il vero, un ampliamento della batteria di vini c’è già stato nel 2017. Allora, il cambio di disciplinare ha portato alla nascita dell’Asti Secco. Un primo passo verso la riduzione dello zucchero. Una via di mezzo tra il classico spumante dolce e li nuovi tipi in arrivo. Come detto, il passo che il consorzio ha deciso di fare allargherà il panorama commerciale, andando incontro al gusto dei bevitori più giovani e a rafforzare la distribuzione degli spumanti in riso, ovvero alberghi, ristoranti, bar ed enoteche. “Stiamo lavorando al progetto ormai da tre anni, spiega Stefano Ricagno, vice presidente del consorzio, “sia a livello tecnico che enologico. Le aziende della docg, che negli anni hanno sperimentato in cantina le nuove tipologie, sono state fondamentali per la messa a punto del nuovo disciplinare”. Le nuove varianti “ci daranno la possibilità di far esprimere in diverso modo un’uva aromatica per eccellenza”. Così i consumatori “potranno apprezzarla sotto profili diversi”. Quelle elencate non sono le uniche novità in arrivo. All’ampliamento delle tipologie e dei metodi di spumantizzazione si aggiunge la nascita di una nuova denominazione, la docg Canelli. Evoluzione che definisce nella mappa del vino i confini di una delle zone più vocate alla produzione del Moscato d’Asti docg, che non è un vero e proprio spumante, in quanto è sottoposto a una minima rifermentazione in autoclave, che viene arrestata al raggiungimento della gradazione di circa il 5 per cento. La nuova denominazione abbraccerà 17 centri tra Langhe, Astigiano e Monferrato.

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