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Repubblica

Se la bottiglia vuol dire libertà ... Nel carcere di Velletri c´è una vera azienda enologica ... La libertà in bottiglia. Rodolfo Craia è uno dei pochissimi enologi assunti dallo Stato per condurre attività agricole all´interno delle carcere. Ma è in assoluto l´unico capace di creare, all´interno della casa circondariale di Velletri, un´azienda vinicola con tutti i crismi. Che da quest´anno, grazie all´intervento di una cooperativa sociale esterna - costituita tra gli altri da ex detenuti - commercializzerà all´esterno quattro etichette (tre vini Igt di cui uno barricato, più un novello).
Racconta Craia: «Dopo la riforma del sistema carcerario di metà anni '70, il lavoro ha dismesso la vocazione punitiva per trasformarsi in occasione di recupero e di formazione. Ma l´idea di fare vino si è scontrata con un muro mentale quasi invalicabile: l´associazione alcol-vizio-pericolo ha mortificato molti tentativi».
Così, dopo un primo anno di sperimentazione - 12.000 bottiglie al personale del carcere - quest´anno si fa sul serio. Le etichette porteranno il nome della cooperativa Lazzaria. Per la quale, nei prossimi giorni, comincerà a lavorare «da esterno», l´animatore del progetto, un imprenditore vinicolo di Conegliano, giunto alla fine di un periodo di detenzione per reati amministrativi, «a dimostrazione che per i 15 detenuti impegnati oggi tra vigna e cantina c´è una possibilità reale, usciti di qui». L´appuntamento è per novembre, quando ci sarà il primo Novello. Chi vuole ospitarlo sugli scaffali del proprio locale, può rivolgersi al carcere. E regalare un bicchiere di libertà.

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