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Sette / Corriere Della Sera

Tendenze Mediatiche - La cucina in tv? Sdoganata grazie alla sinistra. Il motivo? Mentre prima il mangiar bene era patrimonio della destra benestante, ora lo è della sinistra: acquista cioè il diritto a essere visto. Da tutti ... Antonio Albanese nelle vesti del degustatore di vino (annusa, scruta, ricerca con impegno il bouquet per stabilire infine se un vino sia bianco o rosso) è la più perfetta caricatura del nostro nuovo rapporto con la buona tavola e il buon vino. D’un tratto siamo diventati tutti gourmet, epserti di vitigni, frequentatori assidui delle stade e dei saloni del gusto.
Anche la tv ormai è grande abbuffata di programmi che parlano di cibo. Trionfa Antonella Clerici con La prova del cuoco; a Uno mattina, muovendo chi di dovere, è tornato l’onnipresente e invadente Gianfranco Vissani, il Tg2 da tempo ha una rubrica settimanale che si chiama Eat Parade, il Tg5 ha inaugurato un appuntamento quotidiano nel tg delel 13 dal titolo inequivocabile: Gusto. Esiste una rete satellitare Rai che si occupa solo di cucina ed è stata appaltata al “Gambero Rosso”. Per non parlare di tutte quelle trasmissioni che spignattavano in diretta: da La domenica del villaggio di Davide Mengacci a Linea verde di Guido Barendson a Melaverde di Edoardo Raspelli, dalle esibizioni dei cuochi a Porta a Porta all’occasione che non manca mai per l’ostentazione del cibo ... Ma perché in tuv si parla costo di cibo? Una risposta fondamentale la forniscono Alberto Capatti e Massimo Montanari in conclusione del loro fondamentale libro: La cucina italiana. Storia di una cultura (Laterza). Spiegano, i due studiosi, che la cucina elegante, la nouvelle cusine, i ricettari strenna, la pubblicità stimolano “un consumo visivo del cibo, spesso incompatibile con altra fruizione”. Oggi la visione del cibo sublima e acquieta la rimozione del corpo e delle sue voglie, l’occhio sostituisce la bocca così come il piacere del guardare supplisce all’appetito. Siamo un popolo che ha vinto la fame atavica e adesso ci possiamo permettere, da raffinati buongustai, di considerare il cibo come oggetto di consumo, come stile di vita, come segno di riconoscimento. Ecco allora la tv esaltare la buona tavola come cerimonia etnografica con cui l’uomo celebra in modo garbato la propria libertà di bruciare energia “per nulla”, affrancato dall’indigenza.

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