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Sette / Corriere Della Sera

Il vino della principessa “cortese” ... Un confronto tra esperti e degustazioni ne borgo
per festeggiare i quarant’anni de Gavi doc ... I filari di vigne si estendono a perdita d’occhio,
profilando di verde i dolci rilievi delle
colline, inframmezzati da boschi e corsi
d’acqua. Antichi castelli e dimore nobiliari,
sparsi quasi in ogni comune, punteggiano
il territorio. Siamo in Piemonte, nel fazzoletto
di terra delimitato da n comuni, distante solo
una trentina di chilometri dal mare della
Liguria, lembo inferiore della pianura
del Po che sale verso i colli e si arrampica
sull’Appennino ligure: è
il territorio della Denominazione
del Gavi, il bianco piemontese per
eccellenza, un vino in purezza, ottenuto
cioè interamente da uve Cortese.
Un luogo che - leggenda vuole -
avrebbe preso il nome dalla principessa
Gavia, figlia di Clodomiro re dei Franchi, in fuga
dal padre e dalla corte per amore di un giovane
cavaliere di rango inferiore. I due innamorati e
il bimbo nato dalla loro unione trovarono rifugio
sulle colline piemontesi, dove si stabilirono,
grazie all’intercessione del Papa. Al borgo che la
accolse la principessa diede il suo nome, Gavi.
Sempre secondo la leggenda, sarebbe stata la
giovane bella e “cortese” a ispirare il nome del
vitigno di questo terroir, il Cortese appunto.
Non sappiamo quanto di vero ci sia in questo
racconto. Quel che è certo è che le prime tracce
storiche della vocazione vitivinicola di queste
terre risalgono al 3 giugno 972, data di un
documento conservato nell’Archivio
di Genova che fa cenno all’affitto di
vigne e castagneti a due cittadini di
Gavi da parte dell’Arcivescovo di
Genova. Oggi gli ettari di vigneto
sono arrivati a 1480 - con 50 milioni
di fatturato delle aziende produttrici
e oltre 5mila persone impiegate
nella filiera - e questo vino longevo
compie 4o anni da quando ottenne la Denominazione
di origine Controllata. Una ricorrenza
importante, che viene festeggiata con due
appuntamenti. Il primo, La Buona Italia, con
il Laboratorio Gavi (30 agosto, Forte di Gavi),
riunisce attorno a un tavolo 50 rappresentanti del mondo dell’agroalimentare, dell’arte, della
comunicazione - Philippe Daverio, Elisabetta
Sgarbi, Federico Quaranta, Françoise Roure,
Andrea Ferrero - per ragionare su meccanismi
produttivi e “buone pratiche” che generano
prodotti di eccellenza e per confrontarsi su
esperienze, problemi ricorrenti, soluzioni. Il
secondo, invece, Di Gavi in Gavi, farà la gioia
di wine lover e golosi. Per tutta la giornata del
31 agosto il borgo aprirà al pubblico le sue vie
e le corti private dove saranno allestiti tavoli di
assaggi e degustazioni di prodotti tipici: ravioli
da passeggio, pane con la “testa in cassetta” (un
salame “di risulta” presidio Slow Food), focacce
stirate e di patate, amaretti morbidi, cioccolato.
Un trionfo del gusto, punto di partenza ideale
per un giro tra cantine e vigneti.

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