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Sette / Corriere Della Sera

Beviamoci un bicchiere, il cuore ringrazierà Chianti, Brune o di Monta Cino, Prosecco. In Italia si guarda sempre più alla qualità de vino. Una questione di cultura ... Per anni noi italiani abbiamo occupato i primi posti della classifica mondiale dei maggiori consumatori di vino. A partire

dalla vicenda metanolo, però, la tendenza si è invertita, e via via siamo passati dal bere tanto a bere meno e meglio: poca quantità in qualità. In vetta, gli Stati Uniti, che hanno conquistato il primato con 30,1 milioni di ettolitri, seguiti da Francia con 27,2 milioni di ettolitri e Germania che con 20,5 milioni di ettolitri. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv) che ha evidenziato peraltro una sostanziale stabilità nei consumi mondiali pari a 240 milioni di ettolitri, quasi invariati dal 2014, quando i consumi erano stati di 239 milioni di ettolitri. Negli ultimi anni si è verificata una vera rivoluzione del mondo del vino a partire dal nostro Paese, dove i consumi interni sono scesi al minimo dall’Unità d’Italia. Nel 2015, tuttavia, la quantità di vino Made in Italy consumato in patria è risultata inferiore rispetto all’estero. Emerge una migliore cultura del vino, che, se bevuto alla maggiore età (verso i 17-18 anni), ai pasti e moderatamente, aiuta a vivere più a lungo e meglio. Secondo l’Oiv, l’Italia nel 2015 si è piazzata prima per produzione mondiale di vino, con 49,5 milioni di ettolitri. Poi c’è la Francia con 47,5 milioni di ettolitri. Un sorpasso in quantità ma anche in qualità. Nel 2015, rispetto all’anno precedente, le vendite di vino italiano all’estero hanno raggiunto il record storico di 5,4 miliardi (+5%) per effetto di un incremento in valore di oltre 13% negli Usa, mentre nel Regno Unito l’export è cresciuto dell’11%, mentre la Germania è rimasta sostanzialmente stabile.

Bollicine e molecole. In Oriente, le esportazioni sono cresciute sia in Giappone sia in Cina, rispettivamente in valore del 2% e del 18%. Negli Stati Uniti, sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania, insieme all’Amarone della Valpolicella e al Collio. Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore

performance di crescita all’estero nel 2015, con le esportazioni che con un aumento del 17% hanno raggiunto il record di 985 milioni di euro. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono dunque nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta, che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Ciò che piace dei vini spumanti

è la gradevolezza della CO2 che si percepisce come maggiormente gradevole, perché predispone meglio il palato per l’assaggio di piatti diversi durante il pasto. Il classico Champagne e i nostri spumanti risultano così essere le possibili ottime scelte. Le nostre esportazioni vedono in testa il Regno Unito con circa 250 milioni di euro

(+44% nel 2015), poi gli Stati Uniti con circa 200 milioni (+26%). Nel vino vi è una parte alcolica ma soprattutto acqua, per veicolare meglio quelle molecole (ormai più di 4 mila quelle conosciute), che aiutano il nostro corpo a usufruire di azioni preventive salutiste, come gli antiossidanti che rallentano l’invecchiamento delle nostre cellule, specie quelle cardiache e nervose.

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