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La pazienza del vermentino oltre l’estate … La storia di Lvnae riparte con una nuova cantina… Paolo Bosoni è sempre stato un vignaiolo in direzione ostinata e contraria. Quando, mezzo secolo fa, molti abbandonavano la campagna, lui acquistava terreni. Mentre tutti univano Albarola e Vermentino, per tutelarsi dalle cattive vendemmie, lui intuì che il Vermentino andava vinificato in purezza. Aveva poco più di vent’anni. Vendeva le bottiglie casa per casa, in sella a una motoretta. Da quelle intuizione è decollata la cantina Lvnae, sul Colli di Luni del Levante ligure. Ora sono 65 gli ettari di vigneto, divisi in 40 parcelle. Un Vermentino ormai conosciuto in tutto il mondo, il primo ad essere esportato dall’altra parte dell’Atlantico. L’ultimo traguardo è stata la nuova cantina, inaugurata a luglio. All’esterno un piano ricoperto d’erba. Si varca il vigneto per entrare, imboccando un tunnel di design, con i suoni della vendemmia e dello scorrere dei mesi nella natura, che porta dritto al cuore di Lvnae. Tra botti grandie aurore. Un approccio contemporaneo firmato dall’architetto Andrea del Sere. L’artefice è Diego, 44 anni, figlio di Paolo. “La prima è stata la cantina sotto casa” racconta Diego “negli anni Sessanta. Ampliamento dopo ampliamento, è arrivato il momento di avere più spazio per lavorare meglio sulla potenzialità dei nostri vini. La nuova cantina è un investimento a lungo termine, 8 milioni di euro”. Vermentino di Lvunae supera lo stereotipo del vino giovane per l’estate. Come l’Etichetta nera 2022, fresco e sapido. O il Numero chiuso 2019, solo 2.600 bottiglie che “danno voce al lato paziente del Vermentino”, spiega Diego.

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