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Il Brunello del 1945 speranza di pace dal Poggione … Fabrizio Bindocci e la bottiglia della memoria… Sull’etichetta color ocra, die parole in rosso: Franceschi. Brunello. La data:1945. Il luogo è Sant’Angelo in Colle, a Montalcino. Il 24 aprile di quell’anno, dopo mesi di resistenza dei partigiani della Divisione Lavagnini, i tedeschi si ritirarono da Montalcino, facendo saltare parte del castello di Poggio alle Mura (ora ospita Banfi) e uccidendo con una mitraglia uno studente di 16 anni con il libro in mano, Alfio Scarpini. Il “7 giugno un drappello francese entra nella Montalcino liberata: i partigiani offrono vino, si brinda in piazza riempiendo un elmetto. Tripudio popolare, copn il Sangiovese e gli alleati che ricambiavano con sigarette e cioccolata. L’uva quell’anno è contenuta nella bottiglia che sta di fronte. Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello e direttore della tenuta dei Franceschi che ora si chiama Il Poggione, guarda quel vino come segnale di speranza: che la vendemmia del 2022 segni il ritorno della pace, come nel 1945. Negli ultimi 30 anni Il Poggione si è esteso: 145 ettari con vigne da 180 a 400 metri di altitudine, 700 mila bottiglie l’anno, 80 dipendenti. In cantina, quadri di Clemente Origo, l’esecutore testamentario di Gabriele D’Annunzio. Ecco il Brunello 1979, ancora vitale e di sorprendente freschezza e speziatura. Poi la Riserva 2015, da Vigna Paganelli, dove è stato messo a punto il clone di Sangiovese riprodotto milioni di volte dai vivai di Rauscedo. Un’interpretazione straordinario del Brunello, tra profumi di ciliegie e un tocco di salvia, che racconta l’evoluzione di Montalcino e fa tornare la memoria alla gioiosa vendemmia di pace 1945.

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