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La rete dei resistenti con l’enologo del Vin de la Neu … Nicola Biasi crea un gruppo che usa i vitigni Piwi… “Fra un anno la nuova cantina sarà pronta”. Nicola Biasi è un entusiasta. Giovane enologo, ha lavorato per aziende importanti, e quando si è messo in proprio ha azzeccato la mossa, producendo uno dei bianchi del Nord più sorprendenti. Si chiama Vin de la Neu, viene da Coredo, sulle Dolomiti trentine, nella Val di Non in cui prosperano più mele che vigne. L’annata 2019 del Vin de la Neu supera le precedenti per profondità e potenza, profuma di pesche e di menta. Meno di mille bottiglie, un vigneto minuscolo e un nome poetico, il ricordo di una nevicata durante la prima vendemmia, nel 2013. Un vitigno resistente, il Johanniter, in grado di fronteggiare meglio gli effetti delle avversità climatiche e quindi di ridurre i trattamenti (più o meno inquinanti). Un altro enologo, al suo posto, si sarebbe concentrato sul successo di questo vino. Nell’ultimo incontro, Nicola ha invece tralasciato la sua creatura e si è fatto trasportare da un nuovo progetto: ha creato Renitens, un gruppo di vignaioli che usano vitigni resistenti alle malattie fungine, meglio noti come Piwi. Una rete di sei imprese: tre venete, due friulane e una, la sua, trentina. Le cantine sono Albafiorita di Latisana, Ca’ da Roman di Romano d’Ezzelino, Colle Regina a Farra di Soligo, Della Casa di Cormons, Poggio Pagan di Mel, e Vin de la Neu. “È la frontiera oltre il biologico”, spiega Biasi, “insieme al Johanniter ci sono i vitigni Bronner, Cretos, Soreli e altri, grazie al lavoro dei Vivai Rauscedo. Per ora i Piwi si trovano soprattutto al Nord ma presto, anche per il clima cambiato, si diffonderanno”, è sicuro Nicola.

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