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L’Aquila reale che fa volare il Trentodoc … Enrico Zanoni e il rilancio di Cesarini Sforza… Continua a correre Cesarini Sforza, il volto aristocratico del Trentodoc. La cantina fondata nel 1974 da Lamberto Cesarini Sforza, discendente del casato parmense approdato ai piedi delle Dolomiti due secoli fa, è ora dio dei motori rombanti di Cavit, il gruppo guidato da Enrico Zanoni. Cavit è una super cooperativa di 11 cantine sociali con più di 5.000 soci. Zanoni, direttore generale da oltre una dozzina d’anni, ex manager Nestlè e Illva di Saronno, cremonese, appassionato di cani giapponesi e del suo buen retiro in una valle sperduta fili del Trentino, ha fatto crescere Cavit con una media del 4% l’anno. Tre anni fa è stata acquisita Cesarini Sforza. “Prima abbiamo messo a posto i conti”, racconta Zanoni, “poi abbiamo investito un milione di euro in cantina e in campagna. E sono in corso altri interventi altrettanto importanti. Ma siamo stati attenti a mantenere stabile l'identità dell'azienda e dei vini”. I vigneti si trovano in Val di Cembra e a Lavis, fino a 600 metri d’altezza, nelle terrazze sostenute dai muretti a secco. L’enologo è Andrea Buccella. Due i vini simbolo. Il primo è la Riserva 1673 (la data è quella della fondazione del casato). È un Metodo classico che rappresenta al meglio le caratteristiche del Trentodoc: la sapidità è la sua forza, anche nell’annata 2013. E poi la Riserva Aquila Reale, annata 2011, Chardonnay in purezza, che si affina sui lieviti per ioo mesi: balsamico e cremoso. Cesarini Sforza produce circa un milione di bottiglie, ma punta a un deciso balzo in avanti.

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