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Style / Corriere Della Sera

Fantasia al podere, spumante sotto ... Cantine-capolavoro e sublimi osterie: Langhe per la gola... Se Piero Fassino fosse un paese, potrebbe essere Canelli. Serioso, essenziale, grigio e privo di calore. Se quindi avete intenzione di passare un weekend in un centro del Piemonte, dove le strade trasudano gioia di vivere e tradizione, andate altrove. Ma il weekend nella capitale del moscato diventa obbligatorio se ai piaceri della mente volete anteporre quelli del palato, specie se inclini al bere di qualità.
Da metà agosto in poi, il paese si prepara all’autunno con un programma per nulla diessino: ravioli, stufati, bagne caude, porcini, tartufi, bunet e fiumi di vini e liquori ad altissimo livello. In più tanto Canelli è mesta, tanto sono straordinari i dintorni.
A due passi ci sono il Monferrato, il Roero e le Langhe. Cioè l’unico triangolo paesaggistico che può reggere il confronto con la Toscana, l’altro impero dei sensi culinari. Se fate perno su Canelli, non vi basterà un weekend solo, per quanto allungato: programmatene almeno tre, perché la voglia di ritornarci verrà subito.
Basta far scalo in un posto che appaghi la vista, consenta il relax e crei l’atmosfera: quel posto è Bubbio, a dieci chilometri. Al castello di Bubbio la tirchieria piemontese diventa un vantaggio: siccome in loco nessuno vuol spendere, tutto costa poco, o comunque meno che in Toscana o in Liguria. E qui si soggiorna da gran gentiluomini di campagna; da provare lo speciale ristorante del maniero. Da questo godereccio campo base si possono pianificare gli spostamenti.
Una prima sosta fatela a Canelli per visitare le cattedrali sotterranee, ovvero le enormi cantine scavate nella roccia dove le case vinicole producono e affinano moscato, barbera e altri vini tipici della zona. Suggestive, colossali cantine candidate a diventare patrimonio dell’umanità dell’Unesco (riconoscimento peraltro inflazionato).
Nei paraggi. sulla stessa falsariga, ci sono anche le cantine secolari del barolo di Michele Chiarlo, produttore che non lontano ha allestito anche un vigneto-museo come il podere Lacourt, disseminando le colline di sculture, curiosi totem e opere d’arte. Per chi, oltre a gustarlo, sente nel vino anche cultura, sono spettacolari le cantine Gancia, un nome che ai più ricorda Carosello e Asti spumante che si regala ai vigili urbani per la Befana, ma che, invece, produce vini e spumanti di primissima categoria, da far fìbrillare i boriosi produttori francesi.
Appena fuori Canelli, a Santo Stefano Belbo, c’è anche una locanda Gancia, immersa nei vigneti della casa, la cui cucina merita un detour. A questo punto fate un esame del colesterolo e se avete ancora margini di sopravvivenza. sparatevi i peperoni quadri di Costigliole d’Asti, un bollito con cugnà (la tipica mostarda piemontese) a Coazzolo, e la “torta d’Mu”, a base di more di gelso, a Mosca. Infine, Style suggerisce di giocarsi ai dadi con gli amici chi rimarrà astemio la domenica per guidare tornando a casa. A patto che la volta dopo non tocchi più a lui.

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