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Style / Corriere Della Sera

Un castello, per Bacco ... La definizione di “grand seigneur” calza a pennello all’uomo che ha rilanciato Cartier (dal “must” alla Fondazione), dominato il mercato del lusso, restaurato antiche velieri e fondato scuole di management. Il suo immobile ideale lo ha trovato tra gli storici vigneti di Cahors, Sud-Ovest francese: e già che c’era, Alain Dominique Perrin, direttore esecutivo del gruppo Richemont, ne ha approfittato per resuscitare grandi vini... ...le vigne, che produssero un magico vino per romani e galli, per re e imperatori, erano ormai aride e incolte... ...e aprendo l'enorme portone di legno della cantina, scavata sotto il giardino, dove uno dei più famosi enologi francesi, Michel Rolland, ha compiuto la rinascita dei famosi vigneti. Racconta Perrin: “Qui tutto viene fatto secondo la tradizione, naturalmente. La raccolta dell'uva è ancora manuale, in agricoltura impieghiamo soltanto prodotti biologici. È chiaro che così non si guadagna, ma ho voluto proporre un vino di qualità a prezzo ragionevole. I vini francesi sono eccessivamente cari e rischiano di andare fuori mercato. Trovo che i vini italiani siano altrettanto buoni e commercializzati meglio”.
La conversazione, decantando profumo e gusto di Pigeonnier, Dame d'honneur, Chevaliers (alcune delle cinque qualità di vino della casa) invade altri campi: la moda, la politica, l'arte. “Credo che il vino sia un buon esempio delle differenze fra italiani e francesi: voi più dinamici e fragili, noi più solidi e burocratici. E credo che la moda (come il vino del resto) rischi di subire i contraccolpi della crisi finanziaria internazionale. Non è solo questione di marketing o di economia, ma di morale e psicologia di massa. Abbiamo vissuto un periodo di esagerazione, arroganza, omologazione culturale e prezzi folli, salvo qualche eccezione. È inevitabile che si faccia un passo indietro. Più attenzione alla qualità, alla durata, al rapporto qualità/prezzo, alla tradizione. La gente non smetterà di comprare cose di lusso, ma vorrà sempre più darsi un alibi che giustifichi la spesa. Questo alibi sono la bellezza dell'oggetto, il savoir-faire che ci sta dietro e la durata nel tempo”.

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