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Ventiquattro / Il Sole 24 Ore

Calici da Maharaja ... È il trend che sta cambiando l’india: i figli della migliore borghesia, che una volta studiavano negli Stati Uniti o in Inghilterra e lì restavano a prosperare, ora vanno a farsi una cultura in Occidente, finiscono gli studi, magari fanno un PhD, ma poi tornano a casa. Anche Rajeev Samant, 39 anni, ha sentito il richiamo della sua terra: nel 1997 si è lasciato alle spalle la laurea in Ingegneria industriale a Stanford e il posto da direttore finanziario alla Oracle, ed è tornato a casa per occuparsi della tenuta di famiglia. Con un’idea ben chiara in testa: trasformarla in un’azienda vinicola, la prima tecnologicamente e commercialmente avanzata in un Paese che ancora non conosceva vie di mezzo tra birra e superalcolici (l’india è il maggiore consumatore di whisky al mondo).
«Mi sono reso conto che questo territorio è molte simile a quello californiano di Sonoma», spiega Samant. Per avviare l’impresa ha dovuto prima persuadere gli agricoltori della natia regione del Maharashtra a convertire l’abbondante produzione di grappoli da tavola in una più limitata, ma più remunerativa, di uve vinicole, poi i grossisti a condizionare i loro magazzini perché le bottiglie non venissero rovinate dalle cocenti temperature indiane, i risultati sono stati incredibili, fin dalla prima vendemmia. Sula Vineyards, l’azienda di Samant, propone dodici vini tra bianchi, rosé, rossi, uno champenoise e uno Chenin da dessert, ma, pur importando molte uve per i rossi da Cile, Argentina e Toscana, non riesce ancora a soddisfare le richieste.
Il mercato interno è esploso e triplicherà nei prossimi quattro anni, complici un Pil che si prevede in crescita del 7% ancora per un decennio, e un’industria cinematografica che mette in mano alle attrici calici di Sauvignon e Cabernet. I vini indiani, già molto apprezzati negli Stati Uniti, in Francia, Est Europa e Italia (quest’anno abbiamo importato 22mila bottiglie marcate Sula), sono l’ultima frontiera della produzione New World, e Samant ne è il pioniere modello: non per niente si è costruito una specie di ranch ispano-biancheggiante nella sua tenuta.
Grazie alla Tasting Room, Sula, a 180 chilometri da Mumbai, è diventata anche una destinazione per i nuovi yuppie desiderosi di mostrare che hanno denaro e fanno la bella vita: è una sala da degustazione che fa molto Napa Valley, tutta mosaici e vetrate, con una terrazza che si affaccia sull’incantevole panorama collinare. Come dice il proprietario: «Per fare un bel vino, ci vuole un bel vigneto».

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